Studi e ricerche

Dati definitivi Censimento nazionale Agricoltura

Dati definitivi Censimento Nazionale Agricoltura

 

Meno aziende agricole ma più grandi e a conduzione familiare. E quasi un terzo delle aziende agricole italiane è femminile

Divulgati i dati definitivi da parte dell’Istat sulla situazione dell’agricoltura in Italia che approfondisce i dati preliminari e mostra quali trasformazioni hanno interessato questo comparto negli ultimi 10 anni, periodo influenzato dalla crisi economica, dalla volatilità dei prezzi, dalla nuova PAC e dalle sfide della sostenibilità ambientale.

 

Una visione più approfondita e articolata, quella emersa dall’analisi definitiva dei dati Istat che mostra come in Italia siano impiegati nel settore agricolo 233mila lavoratori stranieri per la maggior parte provenienti dai Paesi dell’Unione Europea. Con una notizia positiva riguardo al Mezzogiorno: è a questa parte d’Italia che va il primato della produzione biologica, in quanto il 63% delle sue aziende si impegna in questo tipo di attività.

Ancora bassa l’informatizzazione delle aziende agricole in tutta Italia: meno del 4% infatti utilizza internet per supportare l’andamento gestionale della propria attività sia per quanto concerne i servizi amministrativi che per quanto riguarda la gestione di coltivazioni o allevamenti. Questo ritardo potrebbe essere dovuto a un gap culturale o a un gap tecnologico: non in tutti territori italiani infatti arriva la banda larga e spesso nelle zone rurali non arriva nemmeno il collegamento internet.

Il sesto censimento dell’agricoltura italiana inoltre mostra come pur continuando a prevalere il carattere familiare delle aziende, si inizi ad andare verso forme flessibili di gestione fondiaria e modalità di conduzione da parte di società di capitali nonché verso un aumento dell’utilizzazione di manodopera salariata.
Per quanto riguarda i capi d’azienda però il rinnovamento è ancora lento per quanto riguarda l’età e il livello del titolo di studio, in quanto – eccezioni a parte – si tratta di bassi titoli di studio e alta età.
Cresce comunque il numero delle aziende agricole guidate da donne e accelera la diversificazione delle attività aziendali; inoltre si presta sempre più attenzione alla tutela del territorio.

Naturalmente tutte queste tendenze si manifestano in modo differenze a seconda dell’area geografica e confermano un divario tra l’agricoltura del Nord e quella del resto d’Italia in termini sia di produttività sia di modernizzazione.

Bisogna considerare che le aziende agricole e zootecniche in Italia sono 1.620.844, il che significa che sono calate di quasi un terzo rispetto al censimento precedente (-32,4% rispetto al 2000). Mediamente però le aziende sono aumentate di dimensione (+44,2%) pari a 7,9 ettari si SAU (Superficie Agricola Utilizzata). Tutta la SAU italiana è pari al 42,8% del territorio nazionale (che di 12,9 milioni di ettari in totale). In rapporto, il calo di SAU rispetto al 2000 è calato di poco, cioè solo del 2,5%.
Il fenomeno del calo del numero delle aziende ha riguardato soprattutto quelle di piccola e media dimensione, cioè quelle con un SAU inferiore a 30 ettari. Sono invece aumentate le grandi aziende agricole soprattutto nelle Isole (+79,8%) e nel Centro Italia (+51,1%) anche se il numero maggiore di grandi aziende continua ad appartenere all’Italia del Nord (14,4 ettari di SAU per azienda nel Nord-ovest e 9,8 nel Nord-est), mentre al Sud si rileva il valore più basso (5,1 ettari per azienda).

Anche se la maggioranza delle aziende agricole italiane (96,1%) ha una conduzione individuale o familiare,  si inizia a far ricorso a forme di possesso dei terreni diversificate orientate all’uso di superfici in affitto o in gestione gratuita. La SAU in affitto è aumentata del 50,3% e quella in uso gratuito del 110,8%, raggiungendo complessivamente il 38,1% del totale (era il 23,2% nel 2000).
Inoltre, aumenta anche molto la forma societaria (+48,2% rispetto al 2000) anche se si tratta sempre solo del 3,6% delle aziende.

La zootecnia

Per quanto riguarda gli allevamenti, è confermata la prevalenza di quelli bovini ma è notevole la crescita del settore bufalino. Le aziende con allevamenti sono in tutto 217.449 e di queste il 57,1% si occupa di bovini, in particolare al Nord (soprattutto in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna: 4 Regioni che da sole detengono quasi i due terzi dell’intero patrimonio bovino italiano).
In generale, le regioni nordiche sono quelle a maggiore vocazione bovina, suina ed avi-cunicola; quelle del Centro-Sud e delle Isole continuano a prediligere, come da tradizione, l’allevamento ovi-caprino e bufalino.
Infatti, per quanto riguarda il settore bufalino, segnalato in quanto va in controtendenza rispetto agli altri tipi di allevamento con il suo incremento sia di aziende (+ 8,4%) che di numero di capi allevati (che sono addirittura raddoppiati passando da 182mila a 360mila). Notiamo che tali allevamenti sono concentrati soprattutto in Campania e nel Lazio, che insieme detengono il 90% dei capi di bestiame e l’82,2% delle aziende del comparto.

Il lavoro in agricoltura

Per quanto riguarda il lavoro, il censimento rileva che la forza lavoro è diminuita del 50,9% spostandosi verso la manodopera salariata (che va dal 14,3% del 2000 all’attuale 24,2%) con una “quota rosa” del 37%.
Lavorano pertanto meno familiari (-56,6%) anche se il 99% delle aziende fa ricorso a questo tipo di manodopera e tra l’altro l’apporto familiare diventa specialistico e professionale.
Riguardo alla manodopera straniera, rilevata in questo censimento per la prima volta, si contano ben 233mila lavoratori stranieri, pari al 24,8% della manodopera non familiare. Controllando le tipologie di contratto, il censimento rivela che la forma contrattuale per quanto riguarda i cittadini extra-UE si predilige la forma di lavoro continuativa, mentre per i cittadini provenienti da altri Stati dell’Unione Europea si prediligono i contratti flessibili, come quelli a tempo determinato.

Il numero delle donne a capo di aziende agricole cresce nel Centro e nel Sud Italia. In tutta Italia le donne gestiscono il 30,7% delle aziende agricole, ma nel Sud e nel Centro i valori sono superiori alla media (rispettivamente 34,7% e 31,9%).
Dirigere un’azienda agricola è però ancora un’attività legata più all’esperienza sul campo che non al grado di istruzione conseguito. Infatti, il 71,5% dei capi azienda ha un livello d’istruzione pari o inferiore alla terza media (70,8% per gli uomini e 73% per le donne) mentre solo il 6,2% dei capi azienda è laureato e perdipiù appena lo 0,8% risulta aver acquisito una laurea ad indirizzo agrario.

Etica in agricoltura

Infine, il censimento rileva anche le aziende agricole che si impegnano dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Riportiamo qui sotto il comunicato dell’Istat stesso:

La produzione biologica conquista il Mezzogiorno. Sono 44.455 le aziende biologiche nel nostro Paese (il 2,7% del totale nazionale). Particolarmente rilevante appare la loro presenza nel Mezzogiorno, dove si trova il 63% delle aziende che praticano la produzione biologica. In particolare, nelle Isole si registra il valore più elevato di superficie biologica media per azienda (24,9 ettari per azienda) e quote più elevate di capi allevati con metodo biologico sul totale, per quasi tutte le specie.
Nel settore zootecnico il metodo di produzione biologico risulta essere relativamente più diffuso nell’allevamento dei caprini (9,8% del totale dei capi allevati) e degli ovini (9,1%). 

Gli agricoltori italiani scelgono l’energia solare. Gli investimenti per la produzione di energia da fonte rinnovabile interessano 21.573 aziende agricole, prevalentemente di grandi dimensioni, localizzate soprattutto nel Nord Italia (62% del totale). La tipologia di impianto più diffuso è quella solare (80% delle aziende hanno impianti di energia rinnovabile), seguita da quella relativa alla geotermia (11%) e da quella che utilizza biomassa (9%).
Il contributo delle aziende agricole per la produzione di energia da fonte rinnovabile deriva anche dalla coltivazione di specie vegetali utilizzate a fini energetici e non alimentari. In tale produzione sono coinvolte 1.382 aziende, prevalentemente localizzate nel Nord del Paese (78% del totale nazionale), che destinano a tali colture 17.018 ettari.

Maggiore attenzione all’azienda, maggiore tutela del territorio. Durante il triennio 2008 – 2010 le aziende agricole interessate alla manutenzione e/o alla realizzazione di siepi, filari di alberi e muretti – attività importante per la prevenzione di eventi di dissesto idrogeologico del territorio – sono state 273.923, il 16,9% del totale aziende con superficie. Un altro indicatore dell’azione di presidio sul territorio da parte delle aziende agricole è rappresentato dalla vicinanza della residenza del conduttore o della sede legale della persona giuridica al centro aziendale: ebbene, l’80% dei conduttori o delle persone giuridiche risiede nello stesso comune nel quale è localizzato il centro aziendale. La distribuzione del fenomeno a livello regionale mostra che tale percentuale aumenta passando dal Mezzogiorno al Nord.

Potrebbe interessarti