Torna dal 4 al 31 ottobre Bibliopride 2014: l’orgoglio delle biblioteche italiane scende in piazza
di Laura C. Paladino
Agitatrici di coscienze, promotrici di sviluppo espressivo ed emotivo, centri di aggregazione culturale dal grande valore sociale: questo sono le biblioteche italiane, piccole e grandi, locali o nazionali, disseminate in (quasi) ogni angolo della penisola per diffondere la cultura e alimentare la conoscenza, comunicando insieme entusiasmo e fiducia nel valore rigenerante e creativo della lettura. Ma, troppo spesso, sono ancora poco frequentate, si trovano sempre più abbandonate dalle istituzioni e sembrano tenute in vita quasi solo dalla dedizione e dalla passione dei loro operatori, i bibliotecari. E così questi, riuniti dal 1930 nell’AIB, Associazione Italiana delle Biblioteche, hanno deciso di uscire fuori dalle mura delle loro istituzioni per scendere in piazza e celebrare il Bibliopride, l’orgoglio di essere cellule vive e indispensabili della società della conoscenza.
L’idea, spiega Enrica Manenti, Presidente nazionale dell’AIB, nasce dalla proposta provocatoria di un bibliotecario italiano, desideroso di segnalare non soltanto alle istituzioni, ma alla società tutta, la condizione in cui versa la propria figura professionale, cristallizzata in una sorta di routine e spesso nascosta agli occhi della grande imprenditoria, ma in realtà fondamentale anche per il sistema Italia: per ogni euro investito in una biblioteca, infatti, se ne guadagnano tre in Italia, assai di più all’estero.
Gli interlocutori istituzionali hanno sempre risposto poco alle richieste di questa categoria professionale, e dunque, al grido di “strong libraries for strong societies, libraries change life”, che ha animato l’ultimo congresso dei bibliotecari tenutosi a Lione in agosto, gli operatori delle biblioteche italiane hanno voluto portare le loro istanze nel mondo quotidiano, aprendo le porte dei loro enti per un mese, con una grande rassegna di tutto quello che c’è, che si terrà dal 4 al 31 ottobre. Si faranno mostre, visite guidate, letture, notti in biblioteca, dibattiti culturali, laboratori, in ciascuna biblioteca con modalità diverse, a seconda anche del tipo di contesto e dell’uso precipuo della singola istituzione: la biblioteca universitaria potrà proporre un corso per le matricole su come si usa una biblioteca, quella locale organizzerà una notte bianca della cultura, etc. L’obiettivo, continua Manenti, è combattere uno stereotipo: che la biblioteca sia un luogo polveroso, antico, non appetibile, perchè frequentato da persone brutte e vecchie, e che non ci sia alcun gusto a trascorrervi del tempo. Niente di più falso, come attesta Corrado Augias nel video promozionale mostrato a Roma in occasione della conferenza stampa di lancio dell’evento, che si affianca alle tante lettere e ai tanti messaggi di stima inviati da molti intellettuali italiani a sostegno dell’iniziativa. E, anzi, nell’ultima convention di Lione il ministro della cultura del Sudafrica, il paese che ospiterà il prossimo congresso internazionale a Città del Capo, ha sottolineato la centralità delle biblioteche nella strategia di azione del governo cui appartiene, a favore delle giovani generazioni, e ha comunicato che nell’ultimo anno il Paese ne ha aperte ben 95. Altro che vecchiume, e il confronto con la situazione italiana deve solo farci riflettere!
Dopo le edizioni del 2012 e del 2013, che hanno visto al centro dell’attenzione le città universitarie e culturali di Napoli e Firenze, sedi di grandi biblioteche nazionali, sarà quest’anno Lecce, uno dei centri italiani candidati al titolo di Capitale Europea della Cultura per il 2019, il fulcro della manifestazione, che si svolgerà in tutta Italia con un calendario intensissimo. La scelta della città capofila di quest’anno vuole manifestare un interesse reale per il Sud, che è il fanalino di coda del sistema bibliotecario nazionale, individuando tra le regioni del Mezzogiorno la Puglia, in quanto si tratta di quella che ha le maggiori opportunità di adeguarsi presto agli standard del centro-nord, dal momento che possiede già una biblioteca nazionale, quella di Bari, e numerose strutture locali. Le statistiche sulle biblioteche non sono rosee, spiega Manenti, anche perchè in intere zone del sud non ci sono proprio le biblioteche, che sono altrove patrimonio e risorsa: per questo bisogna fare rete, perchè la rete dà forza al sistema intero.
Lecce è città importante e strategica, spiega Rossana Rummo, Direttore Generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore del MiBACT: ci auguriamo che vinca la sfida per essere capitale europea della cultura, soprattutto perché è una meravigliosa città del sud Italia, il più penalizzato del Paese.
Il sud è una emergenza, lo è sempre stato, ed oggi lo è ancora di più: abolite le provincie si pone il problema del destino delle biblioteche provinciali e locali, mentre al sud sono già poche anche le biblioteche nazionali, inesistenti se si escludono Napoli e Bari. In questo senso Rummo augura che l’AIB dia un significativo contributo in termini di soluzioni e scenari a cui prepararsi, mentre loda il bibliopride, che vuole accendere un faro sulle biblioteche ma anche sulla figura professionale del bibliotecario, una figura che cambia in Italia e in tutto il mondo: non si tratta più soltanto del terminale intelligente del sapere, ma di un vero e proprio intermediario del sapere stesso. Indipendentemente dalle grandi biblioteche di ricerca, ci sono in Italia migliaia di piccole realtà, le biblioteche locali e comunali, che hanno una funzione sociale importante, di aggregazione, di intermediazione culturale e di trasferimento di conoscenza. Nelle biblioteche ci sono postazioni internet dove spesso vengono dati rudimenti di alfabetizzazione informatica. D’altra parte, questo è il futuro strategico delle biblioteche: esse possono rilanciarsi solo se non aggregano esclusivamente gli appassionati e gli studiosi, ma se diventano luogo di stimolo, affrontando le emergenze del momento: la crisi, in primo luogo, che ha toccato pesantemente il settore delle biblioteche e degli archivi, sia in termini di risorse economiche, sia in termini di risorse umane, e che solleva la questione cruciale di come svecchiare il personale e far entrare i giovani; la questione degli acquisti, che è un effetto della crisi, ma che va risolta perchè la biblioteca non è un museo che conserva opere una volta per tutte, è un luogo vivo, che deve rinnovare i suoi titoli e le sue offerte, e affrontare seriamente la nuova sfida della tecnologia: la digitalizzazione è il percorso inevitabile, in Italia e non solo, che il mondo ha intrapreso, il Paese ha fatto molti sforzi ma ancora non del tutto compiuti, soprattutto perchè non c’è un univoco criterio di digitalizzazione in tutte le biblioteche e gli archivi, e non esiste un piano organico del Paese in questo senso. In particolare, si deve rendere il catalogo SBN uno strumento sempre più accessibile, anche per fronteggiare il grande problema dell’Italia contemporanea, che è la triste realtà di un Paese in cui non si legge o si legge sempre meno, e in cui l’accesso alla conoscenza avviene con strumenti diversi da quelli più affidabili e tradizionali, soprattutto sul web. Allora, è la biblioteca che deve rinnovarsi, venire incontro alle nuove esigenze senza perdere la propria identità.
Alla conferenza stampa di apertura della manifestazione ha partecipato in qualità di padrona di casa Simonetta Buttò, direttrice della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, che ha ospitato l’evento nella splendida sede di Palazzo Mattei di Giove, nel centro storico di Roma: Buttò sottolinea l’importanza del catalogo SBN, il vero fiore all’occhiello del Sistema Bibliotecario Nazionale, che manifesta la capacità di partecipazione, cooperazione e condivisione che hanno le biblioteche italiane. E’ gratuito, ed è un vero strumento democratico di accesso alla conoscenza. Maiora premunt, insiste la Buttò, e ci vuole un di più di cultura, e non un di meno, nei momenti di crisi, e un agire pubblico, una chiara presa di posizione da parte della gente comune, per il rilancio della nazione, nella consapevolezza del costo altissimo che l’ignoranza ha in Italia, in termini sia di crescita sociale e civile, sia anche di crescita economica. Una biblioteca, come ricorda Augias, fronteggia la crisi perchè offre a costo zero i libri, quelli che in un momento come questo sono per le famiglie un consumo marginale che viene dopo alimentazione, vestiti, scuola, piccoli ma necessari divertimenti come una pizza fuori o un cinema per i bambini: per questo difendere le biblioteche significa difendere le famiglie e il pensiero. Da questo evento lodevole ci si augura di ripartire per voltare pagina, secondo la suggestione provocatoria del video di Fulvio Meo proposto in apertura della conferenza stampa: diventare dipendenti dalla lettura, dalla cultura, dall’autonomia del giudizio e del pensiero. E diventare orgogliosi una buona volta di una eredità che costituisce la vera ricchezza e la vera risorsa di questa nostra Italia.