Intervista a Giuliano Monizza vicepresidente Anie Energia/Confindustria
di Agnese Cecchini, direttore editoriale di Italia Energia
I nuovi target dati dalla Commissione Europea lo scorso ottobre (40% di riduzione di CO2; 27% di produzione di energia da rinnovabili in rete; 27% di efficienza energetica realizzata) rafforzano ancora di più uno scenario in cui l’energia non può restare un elemento indifferente nella strategia aziendale delle PMI.
Chiediamo a Giuliano Monizza, vicepresidente Anie Energia/Confindustria, associazione di imprese che racchiude l’industria rinnovabile e dello storage, quale approccio consiglia alle PMI in ambito energetico.
Gli obiettivi europei portano le PMI a ricoprire un doppio ruolo: utilizzatori di energia, che sarà sempre più rinnovabile, e attori del ciclo economico nazionale. Difatti questi parametri rappresenteranno un driver da cui dipenderà l’esistenza futura della vita dell’industria europea elettromeccanica e non solo. Non dimentichiamoci che la decabornizzazione del sistema è interattiva deve avvenire cioè per un cambio di visione da ambo le parti.
Quello che vorrei far capire è che non ci sono vie di uscita. La strada è tracciata e l’industria dovrà rispondere a sfide che vediamo già oggi delinearsi chiaramente: garantire la qualità della vita nelle grandi città, equipaggiare i porti secondo diverse tipologie di rifornimento, adeguarsi a una differente domanda di energia elettrica che aumenterà sempre di più e la gestione delle rinnovabili nella rete.
Se dovesse dare un suggerimento a una PMI oggi, sia come sviluppo di business che come implementazione di un progetto all’estero, ritiene che si possa guardare alla produzione tecnologica italiana per implementare azioni di efficienza e ancora, cosa potremmo inventare e produrre come sistema Italia?
Intanto uscirei dagli schemi Italia e resto del mondo, e parlerei di dimensione Europa e resto del mondo. In ogni caso il sistema produttivo si deve organizzare per soddisfare il proprio mercato. Per questo direi di guardare almeno ai Paesi intorno a noi. Considerate che se prima alcune imprese avevano dieci clienti ed erano mono-settore, ora devono avere N clienti ed essere multi-settore e vedere clienti che sono anche al di fuori del proprio Paese.
Altra cosa è il cambiamento di modo di vita che le rinnovabili e l’ICT impongono alle imprese che devono operare in modo energeticamente efficiente e avere una produttività più elevata rispetto al passato. È chiaro che questo impone di ridisegnare il modello di business, difatti la cosa più importante per una PMI è non avere una visione al cambiamento che è la causa maggiore di fallimento delle aziende, pensiamo al fotovoltaico, quante si sono convertite a questa tipologie di produzione e quante ora si sono riconvertite in attività di mantenimento…
Come affrontate questi temi all’interno della vostra associazione?
Nella nostra associazione dibattiamo su queste tematiche ed è il momento di dibatterle. Molte aziende attualmente, vista la situazione del mercato italiano – che diciamo non è proprio nel fase di boom, vivono e sono sane e hanno tecnologie spesso più apprezzate e conosciute all’estero che in Italia e questo vuol dire molto.