Diritti

Il gruppo di giornalisti di Puntoeacapo diviene associazione indipendente

giornalisti

Dall’FNSI si stacca una costola e si costituisce una nuova associazione, indipendente dalla Federazione, di giornalisti che non condividono le ultime scelte del sindacato unico. Offre in convenzione ai propri iscritti: assistenza legale e fiscale e consulenza sui diversi temi del lavoro

di Daniela Molina, giornalista

La nuova organizzazione è stata presentata nella sede dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, a Roma, l’11 maggio durante un incontro dal titolo “Giornalisti. Punto e a capo! Cambiare si può. Insieme”.

Nella relazione d’apertura, a cura di Carlo Chianura, si è spiegato il motivo per cui “serve una libera e democratica associazione di giornalisti”. Il portavoce dell’associazione, costituita da giornalisti volontari, ha detto apertamente che Puntoeacapo non è contro il sindacato ma che è contro un sindacato che svende i diritti dei lavoratori e di conseguenza ha ritenuto giusto l’uscita dalla Federazione nazionale per disaccordo con alcune decisioni prese “che portano all’abbassamento della qualità dell’informazione”. Fra i problemi che i giornalisti si trovano ad affrontare per portare a casa quel “pane sporco” ci sono le pressioni per realizzare articoli scritti con commistione fra informazione e pubblicità, il sottopagamento (con articoli pagati anche solo 50 centesimi e, se si è fortunati, 5 euro), la costrizione a pagare le spese per far fronte a querele che spesso si rivelano infondate in quanto usate come arma di ricatto.
Dice Chianura: “noi assistiamo al progressivo disfarsi di una rete di tutele conquistate negli anni. Dobbiamo andare avanti sul piano delle azioni e per questo abbiamo avviato un esperimento di tutele concrete della professione attraverso una rete di servizi, con il supporto di una rete di avvocati. Una miscela di saperi esperti che va unita a quella dei giornalisti”.
L’asso nella manica sta nel fatto che la consulenza che viene offerta è totalmente gratuita e continua nel tempo, nel senso che non ci si sentirà dire, dopo un primo appuntamento informativo, “se vuoi procedere devi venire nel mio studio a pagamento”. No: la consulenza non si ferma al primo passo e, se si tratta di cause per diffamazione, lo studio legale segue sia il penale sia il civile con costi certi e molto bassi che consentono una tutela certa e valutando caso per caso se ci sono situazioni particolari, come quelle di giornalisti in difficoltà economica, magari precari, per venir loro ulteriormente incontro. Quali sono queste spese? È presto detto: solo le spese vive e giustificate, come le marche da bollo. L’attività extragiudiziale (senza arrivare al processo) viene offerta a costo fisso (250 euro). E se si va al processo e si perde non si pagano ulteriori spese: nessun costo in caso di soccombenza, nessuna spesa legale perché l’avvocato attende la ricusazione del giudice.
In questo modo anche nei casi di diffamazione il giornalista non viene lasciato solo e viene seguito fino in fondo, anche se non ha accordi specifici sindacali con l’azienda datrice.
Per quanto riguarda la consulenza sui temi del lavoro (anche se si hanno ad esempio dei dubbi sulla busta paga), la convenzione offre prezzi concorrenziali: 50 euro per il primo anno e 40 euro l’anno per i successivi.
Per quanto concerne l’assistenza fiscale e previdenziale, si versano 35 euro per la compilazione della dichiarazione dei redditi che diventano 45 euro in caso di dichiarazione dei redditi di coppia.
Per approfondire, si può contattare l’associazione mediante la seguente e-mail: puntoeacapo@outlook.com o tramite i seguenti numeri telefonici: 344.1275914 – 346.2762878 (dal lunedì al venerdì orario: 10-12 / 16-18).

Puntoeacapo si presenta così sul proprio sito (puntoeacapo.org) dichiarando i motivi che l’hanno portata a distaccarsi, lo scorso luglio, dalla FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana):
Puntoeacapo è un gruppo di giornalisti che si batte negli enti, nelle istituzioni e nella società a difesa del lavoro giornalistico e della libertà di informazione, contro il declino della professione provocato dalle scelte sbagliate del sindacato unico Fnsi.
Puntoeacapo è nato nel 2001 come componente sindacale della Federazione nazionale della stampa (Fnsi), all’indomani del contratto di lavoro che aveva spalancato le porte all’attuale declino professionale. Da allora ci battiamo per salvaguardare l’autonomia dei giornalisti dall’arroganza degli editori e dall’omologazione imposta da un mercato del lavoro cambiato alla velocità della luce. Una situazione aggravata e ancora più compromessa dal contratto firmato nel 2009, contro il quale ci siamo battuti senza compromessi per contrastare l’attacco ai diritti conquistati in decenni di lotte sindacali.
All’interno della categoria abbiamo cercato fin dall’inizio di rinnovare una Fnsi ingessata in un sistema di potere che la fa sempre più somigliare a una casta non in grado di dare risposte concrete ed efficaci ai bisogni dei giornalisti: ai contrattualizzati, ai precari, ai pensionati, ai freelance e ai tanti disoccupati.
Gli elettori ci hanno premiato e di questo ringraziamo le colleghe e i colleghi che hanno reso possibile e importante negli anni una nostra presenza nell’Associazione stampa romana, nella Fnsi, come anche nell’Ordine nazionale dei giornalisti, nell’Inpgi e nella Casagit.
Il 1° luglio 2014, in seguito alla firma di due disastrosi accordi contrattuali da parte della Fnsi, la componente ha deciso nella sua assemblea di uscire dalla Federazione della Stampa.
Puntoeacapo vuole continuare ad essere un riferimento per i giornalisti.
Resterà movimento d’opinione e gruppo di pressione dentro e fuori gli enti e le istituzioni di categoria, dall’Ordine dei giornalisti all’Inpgi, alla Casagit, garantendo come fa da anni rispetto della legalità e trasparenza. Cercando, da fuori, di promuovere un processo di rigenerazione del sindacato, di restituirgli il ruolo che per decenni ha consentito ai giornalisti conquiste storiche.

Durante l’incontro di presentazione della neocostituita associazione, avvenuto l’11 maggio 2015, si è anche parlato dei problemi che assillano i giornalisti e che impediscono loro di svolgere appieno il proprio lavoro. Nel video che segue troverete alcuni estratti degli interventi, con un focus particolare su quello dell’Avv.to Carlo Guglielmi, dal titolo: Tecniche di difesa del lavoro dei giornalisti.

http://youtu.be/gzc_sYMCN8U

L’avvocata Giovanna Corrias Lucente, esperta in diritto penale dei media, ha invece parlato di uno dei talloni d’Achille del giornalismo: l’abuso della querela per diffamazione. In questo caso l’intervento si è intitolato “strumenti contro l’abuso della querela per diffamazione: cosa c’è già e cosa ancora manca”. Abbiamo audioregistrato l’intervento:

http://vimeo.com/128399600

Presente all’incontro anche l’Onorevole Claudio Fava, Vicepresidente della Commissione Antimafia alla Camera dei Deputati. L’onorevole ha parlato dell’attacco dei poteri criminali all’informazione, analizzandone diversi aspetti: dalle aggressioni violente della mafia nei confronti dei giornalisti (aggressioni che sono avvenute quasi tutte in Sicilia) alle minacce di querela nei confronti soprattutto dei giornalisti più “deboli”, ovvero quelli giovani, precari, che lavorano presso piccoli giornali locali. Questi ultimi sono infatti i giornalisti che non hanno alle spalle un grande giornale che possa sostenerli e coprire eventuali spese legali per cui sono i primi a soccombere alle minacce, ad esserne intimoriti e a essere tentati di non portare avanti il proprio lavoro. “Ciò avviene” spiega l’onorevole Fava “perché la mafia ha capito che la precarietà rende debole il giornalista”. Così anche le pallottole inviate in busta chiusa, vengono spedite a casa del piccolo giornalista, di certo non a casa del grande inviato del Corriere della Sera. Sono centinaia le minacce mandate ai giovani giornalisti locali precari. Oltre alle minacce “classiche” si sono aggiunte ormai anche quelle usate sfruttando gli strumenti del diritto. Si usa e si abusa di tali strumenti per intimidire. Per esempio a questi giornalisti, figure fragili del sistema informativo, arriva la lettera di un avvocato che dice “potremmo chiederle un milione di euro di danni”. Cosa pensate che faccia il giovane giornalista precario?… Ma sentiamo l’audioregistrazione dell’intervento dell’on.le Fava.


Ascolta qui l’intervista audio


In chiusura della mattinata, l’intervento del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, il quale ha ribadito un concetto che già ha espresso in altre occasioni, pensando alla situazione dei tanti giovani giornalisti precari che oggi si vedono offrire (quando vengono loro offerti) pochi euro di compenso per il proprio lavoro: “i giornalisti sono nuovi schiavi che continuano ad agire nell’assoluto disinteresse della politica. Vengono offerti contratti da 3.000 euro l’anno per 144 articoli. Se si supera questo numero di articoli pubblicati allora si offre la cifra forfettaria di 4.920 euro l’anno. Il potere degli editori aumenta. E le pressioni degli editori avvengono anche in Parlamento. Noi dell’Ordine dei Giornalisti non riusciamo ad avere interlocutori in Parlamento che comprendano la nostra situazione, non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando. Non sanno che con quei 5.000 euro lordi l’anno i giornalisti si trovano a scrivere 1.000 pezzi, che 10.000 giornalisti guadagnano meno di 5.000 euro l’anno; che 20.000 giornalisti guadagnano meno di 10.000 euro l’anno. Né che i ‘grandi’ Repubblica e Corriere della Sera non potrebbero uscire in edicola senza il lavoro di questi schiavi (schiavi perché precario significa schiavo). Nella mia ultima audizione alla Commissione Giustizia della Camera ho detto: sono qui per la seconda volta sapendo che non servirà a niente…”

E chiudiamo proprio con queste sue parole amare, nella speranza che facciano breccia nel cuore e nelle menti di chi ha il potere di prendere quelle decisioni che possono salvare tanti potenziali disoccupati.

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