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Confidi: da Senato via libera a riforma

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Delega al governo per rendere più agevole l’accesso al credito per PMI e liberi professionisti

di Daria Contrada, giornalista

Favorire una maggiore efficienza del settore dei confidi. È questo in estrema sintesi l’obiettivo del Disegno di Legge delega al governo per la riforma del sistema dei confidi.

Cosa ha spinto l’esecutivo a mettere mano a tale disciplina?
La stretta creditizia in atto penalizza gran parte delle imprese italiane, che rimangono prive di adeguati e diffusi strumenti di garanzia per l’accesso al credito. La riforma dei confidi vuole colmare questo gap: nella relazione che accompagna il Disegno di Legge si legge che “in quanto strumenti della politica industriale del Paese negli ultimi anni i confidi sono stati considerati come soggetti ideali su cui innestare delle forme di sostegno pubblico alle imprese in conseguenza del rapporto di reciprocità che questi soggetti hanno con i propri soci e quindi con il tessuto imprenditoriale locale”.

Cosa sono esattamente i confidi? Quali le loro peculiarità?
Si tratta di consorzi e cooperative di garanzia collettiva dei fidi che offrono garanzie a favore delle imprese, al fine di agevolarne l’accesso al credito. Il loro ruolo è fondamentale all’interno della catena del valore della concessione del credito: permettono infatti l’erogazione del credito anche ai soggetti considerati troppo rischiosi dalle banche universali.

Perché proprio ora?
In parte a causa dell’entrata in vigore della riforma del Testo Unico bancario, che ha comportato maggiori responsabilità e adempimenti e l’assoggettamento al regime di vigilanza di Bankitalia; ciò ha richiesto “ingenti investimenti” per l’adeguamento delle infrastrutture. Anche dal punto di vista degli assetti societari e istituzionali, il settore ha subìto profonde trasformazioni con la sostanziale riduzione del numero di operatori presenti sul mercato a seguito delle operazioni di fusione che hanno favorito la razionalizzazione del patrimonio dei confidi e la garanzia di un servizio orientato a una maggiore professionalizzazione per i propri soci, soprattutto per quei confidi che non presentavano una dimensione minima organizzativa ed operativa. In parte perché l’acuirsi della crisi ha visto un maggiore ricorso a tali strumenti – soprattutto per quel che concerne l’attività di consulenza e assistenza finanziaria alle imprese – che però non si è tradotto in una variazione delle condizioni applicate alla propria clientela.

Il testo di Legge, che si compone di un unico articolo, apporterebbe vantaggi non soltanto per i singoli soggetti beneficiari della norma, ma per l’intero sistema finanziario. Le agevolazioni sarebbero molteplici: da una maggiore efficienza del settore al venir meno della duplicazione degli adempimenti, dalla razionalizzazione delle funzioni alla ripartizione degli oneri e a un risparmio dei costi.
Nel dettaglio, per favorire la crescita dei confidi e di conseguenza un più agevole accesso al credito da parte di piccole e medie imprese e liberi professionisti, il Governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi tenendo ben a mente che “l’obiettivo può essere raggiunto solo attraverso interventi che favoriscano e incentivino la patrimonializzazione dei confidi; migliorino le condizioni e le modalità di raccolta delle risorse pubbliche, private e del terzo settore; valorizzino le attività svolte dai soggetti operanti nella filiera della garanzia e della controgaranzia, al fine di rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse pubbliche e favorire la sinergia tra il Fondo centrale di garanzia e i confidi; sviluppino strumenti innovativi che rispondono alle mutate esigenze delle PMI e dei liberi professionisti”.

Un punto importante riguarda l’alleggerimento del carico di adempimenti normativi che il sistema è tenuto ad espletare e che costituiscono un “notevole appesantimento” in termini di costi, gestione e investimenti. È necessario “razionalizzare gli adempimenti a carico dei confidi eliminando le duplicazioni di attività già svolte da banche o da altri intermediari finanziari”, peraltro più attrezzati a far fronte a tali oneri. Tutto questo renderebbe più efficiente la filiera del finanziamento e permetterebbe di salvaguardare la sostenibilità economica e finanziaria dei confidi stessi. Il tutto senza gravare sulle casse dello Stato. Nel testo di legge, infatti, si precisa che dall’attuazione di tale disposizione non devono derivare nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato: il decreto legislativo deve trovare “compensazione al proprio interno” o sarà emanato solo successivamente all’entrata in vigore di altri provvedimenti legislativi, che “stanzino le occorrenti risorse finanziarie”.

La riforma ha raccolto l’apprezzamento delle associazioni datoriali di settore.
Assoconfidi, l’associazione che riunisce le Federazioni nazionali di rappresentanza dei confidi, ha sottolineato che “un riordino della filiera di garanzia non era più rinviabile. Uno sforzo di innovazione e di vera riforma strutturale è quanto noi chiediamo al fine di poter assistere al meglio quel milione e duecentomila imprese associate che non riescono più a sviluppare la propria attività a causa delle difficoltà nell’accesso al credito”.
Rete Imprese Italia ha auspicato la definizione “rapida dell’iter, soprattutto in funzione della esigenza principale di adottare un quadro di riferimento normativo e di contesto adeguato ai tempi. Occorre valorizzare un patrimonio unico che l’Italia possiede, costituito dalla rete dei Confidi associativi”. Il ddl rappresenti davvero il punto di partenza di quella riflessione che Confindustria “auspica da tempo, avvertendo da tempo l’esigenza di una riflessione ampia a livello nazionale per ripensare, rafforzandolo, il sistema dei confidi”.
Confartigianato ha definito la riforma “indispensabile per offrire un quadro di riferimento normativo certo e al passo con i tempi a strumenti strategici per accompagnare lo sviluppo delle piccole imprese”.
Anche Bankitalia ha espresso apprezzamento per la norma: “il sistema finanziario ha bisogno di intermediari, quali i confidi, solidi e vitali, che rispondano ai principi di sana e prudente gestione, in grado di stare sul mercato e allocare in modo efficiente le risorse”.

Il testo è stata approvato dal Senato lo scorso 2 luglio da una maggioranza quasi unanime: 178 voti favorevoli su 202 votanti, 24 astenuti ma nessun voto contrario. Ora il provvedimento è atteso dalla Camera per la seconda lettura.

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