La Presidente della Regione, Debora Serracchiani, dichiara: “Prioritario favorire il lavoro con strumenti innovativi”
Il Friuli Venezia Giulia compie un passo avanti a sostegno dell’occupazione femminile attraverso un accordo con la Cisl (Confederazione italiana sindacati dei lavoratori). L’idea nasce da uno studio commissionato dalla sigla sindacale regionale e realizzato dalla Società Idea Tolomeo, che pone al centro una questione chiave: per riuscire a mantenere un rapporto equilibrato tra popolazione over 64 e occupati dovranno aversi contestualmente, accanto ad un’espansione dell’economia, inclusione di genere e conciliazione tra lavoro e famiglia.
Per confermare nel 2035 lo stesso rapporto attuale tra occupati ed anziani – pari all’1,6 – o si aumenta l’occupazione femminile o – propone provocatoriamente lo studio – bisogna aspettarsi un tasso di occupazione maschile “improbabile”, al 110%.
C’è la necessità, secondo il segretario generale della Cisl FVG, Giovanni Fania, di “spingere sui pilastri indispensabili dell’inclusione di genere e della conciliazione”. E allora sì alla contrattazione di secondo livello e al welfare aziendale.
La quota di part-time involontario tra le donne è fisso al 15%, contro il 5% di Austria, il 2% di Croazia e l’1% di Slovenia (in Italia la media è del 19%, a fronte dell’8% in Ue).
Il problema reale è che “sono ancora troppo pochi gli accordi aziendali, pubblici e privati, che affrontano in modo originale il tema delle pari opportunità e che trovano soluzioni innovative alla conciliazione”, ha evidenziato la coordinatrice donne Cisl, Renata Della Ricca. Per questo sarebbe opportuno ipotizzare, con apposite linee guida regionali, l’estensione temporale di accoglienza e doposcuola, nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo, immaginando anche compartecipazioni delle famiglie; favorire l’emersione del lavoro di cura; sostenere strumenti di welfare aziendale, che includano anche i voucher per la conciliazione.
Anche la presidente della Regione, Debora Serracchiani, considera prioritario rilanciare le politiche a sostegno dell’occupazione femminile con strumenti innovativi, come ad esempio l’allungamento dell’orario di apertura delle scuole, il coinvolgimento dei datori di lavoro per un welfare aziendale nell’ambito dei consorzi industriali e il superamento del sistema del rimborso, perché “chi ha bisogno di sostegno spesso non è in grado di anticipare la spesa”. Ma un’occupazione femminile “di qualità riesce a generare un indotto economico dove altre figure professionali trovano impiego all’interno delle mansioni domestiche. Un settore per il quale bisognerà favorire l’emersione del sommerso attraverso delle misure incentivanti”.
(dar)