Olio e olivicoltura protagonista in cucina e nella storia nei “Giorni dell’Olio Nuovo” di Montecchio
L’Umbria delle verdi campagne, dei colori dei girasoli e delle fiorite di colza selvatica, papaveri e fiordalisi, degli odori e dei sapori di una cucina basata sui prodotti della terra, del folklore popolare, a novembre si veste a festa per celebrare una delle sue ricchezze più importanti e note: l’olio extravergine d’oliva.
A Montecchio, paese sulle colline orvietane, i fine settimana di novembre sono i “Giorni dell’Olio Nuovo”, dedicati a manifestazioni che fondono gastronomia, cultura e storia tutt’attorno alla nuova produzione annuale del nettare verde.
La cultura medioevale rinasce tra le strade del borgo e la porta di accesso, incastonata tra le mura che tra il 1190 e il 1251 trasformarono l’allora Castro Monticoli in cittadella rurale fortificata, torna ad essere il passaggio verso un mondo antico. Gli abitanti con gli abiti d’epoca riproducono usanze e tradizioni del 1200, stornelli risuonano per le vie e richiami a leggende popolari sono inscenati negli angoli più suggestivi, come l’esecuzione della strega di Castro Monticoli, conosciuta come Matteuccia di Girolamo, vissuta proprio in quella zona e lì, accusata di stregoneria, fu messa al rogo.
Da percorsi guidati a passeggiate in libertà, da conferenze a danze medioevali, la storia fa da contesto al sapore dell’olio nuovo. Montecchio apre le sue cucine e le cantine tradizionali offrendo, nel modo semplice dell’antichità, pietanze che esaltano l’olio come ingrediente principale e salutare, con bruschette e focacce, pani e torte salate, che si possono gustare tra una rievocazione e un belvedere.
Il percorso gastronomico e culturale dei “Giorni dell’Olio Nuovo” si può continuare nei frantoi nei dintorni del paese. Che per le giornate della festa aprono alla visita della loro filiera produttiva dell’olio, dalla raccolta delle olive alla molitura, fino all’imbottigliamento, offrendo degustazioni e la possibilità di conoscere nel tempo la trasformazione degli strumenti di lavorazione dell’olio e del mestiere di olivicoltore.
Tanti sono i produttori di olio nella zona di Montecchio, ma il primo frantoio a nascere tra quelle colline è stato il “Vecchio Frantoio Bartolomei”. La sua attività è iniziata nell’Ottocento ed è stato protagonista, grazie alle intuizioni della famiglia proprietaria, di quelle rivoluzioni tecnologiche che rendono possibile la prosecuzione di un’attività nel tempo senza perdere gli insegnamenti del passato.
Oggi infatti il macchinario per l’estrazione dell’olio di questo frantoio coniuga modernità e tecniche antiche, lavorando a freddo e utilizzando sistemi ecologici di combustione. Qualità del terreno e favorevole esposizione al sole degli uliveti del frantoio contribuiscono in modo altrettanto determinante alla genuinità del prodotto finale.
Tanta è la passione per questo prezioso condimento ed il lavoro che c’è dietro, che nel frantoio la famiglia Bartolomei ha allestito un’area a museo dell’olio, dove artigianato, evoluzione del mestiere, studio e ricerca si fondono in un percorso culturale dalle origini ai giorni nostri.
La Storia dell’Olio
Da merce di importazione post impero romano, l’olio inizia ad essere prodotto nel nostro Paese durante il feudalesimo, quando è il feudatario che impianta gli ulivi e li concede in lavorazione ai contadini per un tempo determinato, al fine di ottenere un raccolto da dividersi a metà. A quel tempo e per molti secoli dopo l’ulivo viene coltivato principalmente vicino ai corsi d’acqua per sfruttare l’energia idrica per i macchinari e insieme ad altre colture, come la vite e il grano e raccolto ad anni alterni, evitando l’anno chiamato di scarico in cui la produzione è più scarsa (oggi la raccolta è annuale ma sempre un anno più abbondante ed il successivo meno). Da principio più utilizzato come prodotto di scambio per acquistare vestiti e ferro, l’olio diviene coltivazione ad uso alimentare e su scala più ampia intorno al XII secolo, per crescere in modo costante fino al XIX secolo, quando si caratterizza come prodotto pregiato dalle riconosciute proprietà benefiche e l’olivicoltura assume il carattere di mestiere specializzato. Dal 1830 al 1840 in Umbria vengono piantati 38.000 ulivi, complice un premio in denaro istituito da Papa Pio VII per ogni ulivo piantato e curato per 18 mesi.
Tra le particolarità visibili nel museo una pressa di inizio ’900 con tutti gli utensili ad essa connessi, aratri e attrezzi del secolo scorso, stampe che raccontano le tipologie di ulivi coltivati nella zona e le modalità di raccolto nei secoli e prodotti che mostrano i vari usi non alimentari dell’olio d’oliva.
Il percorso museale immette al suo termine nell’area del moderno impianto di lavorazione del frantoio, collegando il passato al presente, fatto di tecnologie volte a migliorare la qualità del prodotto in rispetto sempre maggiore della natura.
Tutte queste possibilità che il visitatore trova a Montecchio nei “Giorni dell’Olio Nuovo” rendono il periodo un contenitore degli aspetti peculiari dell’economia Umbra, turismo, agroalimentare, storia e cultura, scoperta dei borghi meno noti, valorizzazione del passaggio dalla tradizione all’innovazione nel rispetto dell’artigianalità.