Lavoro Normative

Lavoro, a Bolzano stipendi più alti

Secondo l’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, le politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro sono ancora poco efficienti e le donne continuano a essere penalizzate

Gli stipendi medi più alti si percepiscono a Bolzano: la provincia che, oltre ad avere il tasso di disoccupazione più basso, con 1.476 euro mensili detiene il primato delle retribuzioni medie più alte fra gli occupati alle dipendenze. Il dato arriva dalla seconda edizione del rapporto ‘Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane’, stilato dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro per il 2016.

Nel dettaglio, dopo Bolzano troviamo Varese (1.471 euro), Monza e Brianza (1.456 euro), Como (1.449 euro), Verbano Cusio Ossola (1.434 euro), Bologna (1.424 euro) e Lodi (1.423 euro). Si tratta di retribuzioni più alte rispetto alla media nazionale (1.315 euro) che per la metà delle province italiane si riferiscono a città del Nord Italia. La prima provincia del Mezzogiorno con la retribuzione media più elevata è solo al 55esimo posto della classifica, ed è L’Aquila con 1.282 euro, quella con gli stipendi più bassi è Ascoli Piceno con 925 euro.

Quanto allo squilibrio tra tasso d’occupazione maschile e femminile, quest’ultimo è strettamente correlato allo sbilanciamento nella suddivisione del carico familiare tra donne e uomini. Nonostante la presenza sul territorio nazionale di strutture dedite ai servizi per l’infanzia, spesso le mamme scelgono di non lavorare proprio perché il costo di questi servizi supera di gran lunga quello di una eventuale retribuzione.

Il tasso d’occupazione femminile più alto si osserva nella provincia di Bologna dove due terzi delle donne sono occupate (66,5 per cento), mentre quello più basso si registra a Barletta-Andria-Trani dove lavorano meno di un quarto delle donne (24,1 per cento). Tassi d’occupazione femminile superiori al 63 per cento si registrano anche in altre 3 province: Bolzano (66,4 per cento), Arezzo (64,4 per cento) e Forlì-Cesena (63,3 per cento); mentre solo un quarto della popolazione femminile lavora a Napoli (25,5 per cento), Foggia (25,6 per cento) ed Agrigento (25,9 per cento).

Il rapporto analizza il mercato del lavoro anche attraverso un ‘indice sintetico di efficienza e di innovazione’ e stila una graduatoria delle province italiane in base al loro livello di competitività occupazionale. Qui al primo posto troviamo Bologna, seguita da Milano e da Lecco. Anche in questo caso il gruppo con le peggiori performance (dall’89esimo al 110imo posto) vede 5 province del Sud Italia: Agrigento, Barletta-Andria-Trani, Crotone, Medio Campidano e Caltanissetta.

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