Diritti Lavoro

Women Enhancing Work Change 2021

Digital transformation e prospettive di lavoro tra gli argomenti affrontati nella presentazione della ricerca Women Enhancing Work Change 2021

Il 28 e 29 ottobre l’Istituto di Studi Superiori sulla Donna (ISSD) dell’ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha presentato i risultati della ricerca internazionale “Women Enhancing Work Change 2021” realizzata con il supporto di ricercatori italiani, stranieri ed esperti che nel corso del 2021 hanno studiato l’impatto della pandemia da Covid 19 sulla qualità della vita delle donne in Italia, Spagna, Messico e Cile. Nel corso dei lavori sono stati approfonditi aspetti lavorativi, economici e sociali con un’attenzione all’impatto delle nuove tecnologie e della digital transformation. Il dialogo si è articolato su tre ambiti principali: imprenditoria femminile, valorizzazione sociale della maternità e digitalizzazione per proporre criteri in grado di ridurre il divario generato dalle disuguaglianze affinché l’occupazione femminile sia un fattore di sviluppo economico-sociale nel contesto attuale.

Le donne come motore di sviluppo socioeconomico
La pandemia ha aggravato le disuguaglianze per la perdita di posti di lavoro e per la difficile gestione familiare. Le donne impiegate in lavori precari sono state penalizzate perché inserite in contesti meno remunerativi con basse qualifiche professionali e sottorappresentate in ambiti decisionali. L’economista ed accademica religiosa Alessandra Smerilli ritiene debbano emergere condizioni di equità e giustizia sociale per valorizzare l’occupazione qualificata e pensare al ruolo delle donne come motore di sviluppo socioeconomico. La direttrice dell’Istat Linda Laura Sabbadini chiarisce che in Italia le donne hanno fatto passi in avanti grazie alla loro forza superando gli uomini in istruzione, cultura e formazione. Tuttavia, sul mercato del lavoro rappresentano circa il 50% e la situazione si è deteriorata per la cura di genitori anziani che non beneficiano di un welfare di prossimità e servizi territoriali adeguati.

Women Enhancing Work Change. Scenario italiano
In Italia in base all’indice DESI (Digitalizzazione dell’Economia e della Società) le donne nel digitale sono al quart’ultimo posto dopo Romania, Belgio e Grecia. Il 14,8% delle specialiste in ICT è donna, percentuale più bassa rispetto alla media europea, il divario di genere nelle STEM è elevato, meno del 17% sono laureate in queste discipline, il trend comunque è positivo perché il 36% degli iscritti alle materie STEM è donna. Positive sono le performance accademiche nelle nuove competenze, ciò nonostante, il tasso di occupazione maschile dopo un anno è del 91,8%, quello femminile si attesta all’89,3% così come è basso il salario d’ingresso al lavoro. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) indicherebbe per l’Italia una riduzione del gender gap ed un recupero di competenze STEM al femminile.

Edna Himes – Messico

Women Enhancing Work Change. Scenario internazionale
La Spagna come l’Italia con il Next generation EU prevede di recuperare il digital divide ed il divario di genere entro il 2050 (80% delle persone, di cui il 50% donne dovrà avere competenze digitali di base). In Messico 2 professioniste su 10 nelle aree ingegneristiche sono donne e nell’ICT rappresentano il 37% nel 2020. Per recuperare questo gap il governo messicano ha avviato programmi locali e regionali per accelerare l’autonomia della trasformazione digitale. In Cile esistono forti gap formativi e il Global Gender Gap colloca il paese al 70esimo posto nella classifica mondiale per istruzione e competenze digitali. Il governo ha avviato diversi progetti per inserire le donne in settori scientifici quali la “Tecnologia è mia amica” per le pre-adolescenti, “Extended digital Program” per abbattere gli stereotipi di genere, “Reskilling donna” per riqualificare le donne che hanno esperienze non più spendibili e “STEAM Women” in grado di far emergere modelli femminili in posizioni apicali.

Women Enhancing Work Change. Proposte per il recupero della risorsa femminile
Le donne hanno sofferto durante la pandemia per situazioni legate alla violenza di genere ed il lockdown ha deteriorato situazioni familiari pregresse aumentando i conflitti tra conviventi. Lo smart working ha ampliato il divario di genere con la conseguenza che le donne hanno assolto al ruolo di madri e lavoratrici. L’esperto di economia sociale Guido Tortorella propone di recuperare la risorsa femminile muovendosi all’interno del PNRR che suggerisce aree di intervento per la presenza di donne in posizioni apicali oltre ai temi legati alle remunerazioni salariali. Le indicazioni del ricercatore riguardano anche gli aiuti all’imprenditorialità previsti nel piano a cui si sommerebbero campagne di comunicazione per informare le donne che esistono diverse opportunità.

Women Enhancing Work Change. Proposte relative alla retribuzione delle donne
Altre proposte riguardano le differenze salariali e la partecipazione al lavoro di qualità.
Rispetto a questo tema l’analisi parte dal PNRR che prevede l’utilizzo di fondi per garantire l’ingresso al lavoro attraverso la partecipazione a bandi pubblici per usufruire di sgravi fiscali con contratti di formazione e specializzazione. L’idea è immettere nell’impresa un meccanismo che vada dallo sgravio fiscale alla premialità contrattualizzando il lavoro di qualità. Lo stesso criterio potrebbe essere usato nel pubblico impiego introducendo azioni positive con l’obiettivo di sfruttare il concetto di quota ed implementare i ruoli delle donne nella pubblica amministrazione. Quanto ai salari Tortorella si rifà al modello di responsabilità sociale d’impresa. “L’imprenditore” ricorda “ha interesse ad accrescere la produzione e i posti di lavoro con investimenti di tipo reputazionale per offrire un beneficio ai portatori d’interesse, tra questi il lavoro femminile”. L’altra proposta è sposare il modello francese introducendo una certificazione legata ad un punteggio (max 100) dove il valore indica l’investimento che l’impresa fa per migliorare le condizioni femminili nelle retribuzioni e accesso ai posti di comando. Più alto è lo score, maggiore la possibilità di presentarsi sul mercato come azienda socialmente responsabile con un aumento di utili e profitto. Onde evitare l’uso improprio dello strumento Tortorella suggerisce la strada della soglia minima da rispettare al di sotto della quale scatterebbero sanzioni o perdita del certificato.

Women Enhancing Work Change. Le donne e la trasformazione digitale
Stefania Celsi spiega che dallo studio condotto per l’Italia, Spagna, Messico e Cile emerge che la pandemia ha prodotto uno tsunami sul lavoro, milioni di posti sono andati persi ma qualcosa è cambiato ed il collegamento fra lavoro, interazioni umane, prossimità fisica e livello di sicurezza sono diventate un tutt’uno. Entro il 2030 oltre 100 milioni di lavoratori dovranno cambiare professione e già dal 2025 emergeranno competenze legate ai big data, all’IoT, alla cybersecurity, al cloud computing, all’intelligenza artificiale e robotizzazione. Tra i settori in crescita ci sono “i lavori di domani” dove la presenza femminile è bassa come il cloud computing (14%), ingegneria (20%) e IA (32%). “Tutte le professionalità” continua l’esperta “saranno legate alle STEM e ad esse si affiancheranno competenze soft come il pensiero critico, risoluzione dei problemi, capacità di autogestione, apprendimento attivo, resilienza, tolleranza allo stress e flessibilità”.

Women Enhancing Work Change. Le donne per lo sviluppo sostenibile
Marcella Mallen, copresidente di ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) sostiene che “le donne hanno la capacità di guardare al mondo con uno sguardo empatico in grado di cogliere i bisogni della società”. Da questa osservazione l’associazione Donne e tecnologie ha coniato l’acronimo STEAM che associa le competenze del futuro alle scienze umane: linguistica, psicologia cognitiva e neuroscienze. “Questo nuovo approccio” sostiene Mallen “valorizza le figure “ibride” in possesso di competenze scientifiche ed umanistiche in grado di creare una combinazione felice tra ingegneria e genio umano. In futuro” conclude “i datori di lavoro non si accontenteranno di semplici competenze ma saranno alla ricerca di capacità creative, problem solving, mentalità collaborativa, abilità nel gestire le complessità e verranno apprezzati talenti provenienti dal mondo delle arti per la capacità di cogliere le novità puntando ad un “nuovo umanesimo digitale” aperto alla diversità e alla sostenibilità”.

Melissa Maioni

Women Enhancing Work Change. Le opportunità dell’IA
La pandemia ha accelerato la digital trasformation e tutte le aziende sono state chiamate ad un job reset, ha affermato Francesca Nestola direttore della The Go To Market Company. L’orientamento è verso i lavori green tecnologici ma le donne partono svantaggiate perché in caso di uscita per maternità o caregiving avranno difficoltà a rientrare per i necessari aggiornamenti. Le aree a rischio occupazione sono quelle delle professioniste che soffrono per la trasformazione del lavoro e per l’impatto delle responsabilità di cura. “Le donne” sostiene Nestola “dovranno cogliere le opportunità perché l’IA guiderà tutti i settori merceologici e le aree di traino saranno il cloud computing, big-data, e-commerce, crittografia, cybersecurity, blockchain, green economy e telemedicina. Tra le soft skills verrà richiesta la conoscenza della lingua straniera, il problem solving, l’analytical thinking, la capacità di autogestione e resilienza per gestire i cambiamenti”.

Maria Lustrì

Women Enhancing Work Change. Il contributo delle donne al mondo imprenditoriale
La presenza di donne nell’imprenditoria è sottostimata ma suscita interesse l’abilità di produrre una ricaduta positiva per una società più equa. Così l’esperta di imprenditoria femminile Maria Lustri definisce l’impresa come “la capacità di agire sulle opportunità per trasformarle in valore per altri che può essere finanziario, culturale o sociale”. Osserva inoltre che quando si vanno a tradurre i sostegni finanziari alle imprese femminili scompare il mondo dell’associazionismo, ONG e società non-profit perdendo una quota di lavoro femminile brillante e attiva. Con gli incentivi al sostegno (legge 215/92) si era tentato di dare una definizione di imprenditoria femminile costruendo regole stringenti dove la partecipazione al capitale e al management era superiore al 60%. Attualmente si riparla della partecipazione al capitale lasciando fuori ditte individuali e agricoltura primaria. Aggiunge infine che le donne dovrebbero approfittare dei fondi di coesione UE 20-27 (155 milioni di euro) dove all’interno sono contenuti strumenti per l’imprenditoria femminile.

Women Enhancing Work Change. Il networking femminile
Le donne devono fare networking per produrre un plus in termini di sviluppo e valorizzazione del lavoro. “Dal rapporto “Delivering through Diversity” della McKinsey” commenta l’esperta Sabrina Fattori “emerge che le aziende che valorizzano la diversità di genere con team composti da varie etnie hanno rispettivamente il 15% e il 35% in più possibilità di successo”. Fattori sostiene che non siamo di fronte a problemi di formazione piuttosto di mancanza di role model, perché le valutazioni femminili vengono gestite da una leadership maschile. Indica infine l’importanza di rafforzare l’imprenditoria attraverso 4 azioni: formazione, coaching, mentoring, educazione di genere sin dalle scuole primarie e ridare il tempo alle donne attraverso un welfare di prossimità con interventi strutturali per asili, assistenza anziani e infrastrutture digitali.

Women Enhancing Work Change. Micro e piccolo imprese
Se si guarda all’economia reale una fetta importante del PIL del nostro Paese è prodotto da piccole o piccolissime imprese. “Queste realtà” ha sostenuto Francesco Cacopardi direttore dell’istituto Gatti “sottodimensionate e poco valorizzate rappresentano il cuore pulsante dell’economia”. “Il Covid” dice Cacopardi “ha causato la scomparsa della parte più fragile del tessuto economico ma i grandi segmenti produttivi come moda e meccanica hanno incassato elevati margini di profitto”. In questo scenario l’imprenditoria familiare italiana (85%) ha attenuato i conflitti e sviluppato una nuova socialità all’interno delle realtà locali ricordando che le imprese al femminile superano il 1milione e 300mila unità e sono pari al 21,86% del totale delle imprese, mentre le piccolissime sfiorano il 40% sul totale delle imprese attive (Unioncamere, 2020). L’impresa femminile in Italia è caratterizzata dalle storie personali della famiglia di origine, professione, titolo di studio dei genitori che segnano l’adesione a modelli tipici dei territori del nostro paese.

Emma Ciccarelli

Women Enhancing Work Change. Maternità, una difficile scelta tra lavoro e vita privata
Il valore della maternità spiega Emma Ciccarelli è cambiato negli ultimi 50 anni per una corsa all’emancipazione femminile che ha costretto le donne a scegliere tra maternità e realizzazione professionale. Ciò ha generato grandi sacrifici aggravati da politiche che hanno incentivato l’uguaglianza di genere piuttosto che rispettare la differenza tra i generi. La maternità ha sostenuto Ciccarelli è un argomento scomodo ed apre questioni da tempo abbandonate (contraccezione) ed è scomoda per le donne nell’inserimento nel lavoro. Se a livello europeo questa attenzione è rimasta alta, il nostro paese non ha saputo dotarsi di infrastrutture e servizi alla maternità costringendo le donne a scegliere se ridurre gli orari di lavoro o licenziarsi. Conclude dicendo che l’attuale contesto economico penalizza le donne perché essere madri è un sacrificio in termini di reddito e carriera ed il gap retributivo aumenta tra donne madri e donne non madri.

Maria Eugenia Cardenas – Mexico

Alla conferenza sono intervenuti:
José Enrique Oyarzún L.C., Rettore Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Anita Cadavid, Direttrice Istituto di Studi Superiori sulla Donna, Adele Ercolano, Coordinatrice Area culturale ISSD, Alessandra Smerilli, Segretario ad interim del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Linda Laura Sabbadini, Direttrice centrale Istat, Guido Tortorella Esposito, ricercatore di Storia del pensiero economico c/o il Dipartimento DEMM dell’Unisannio. Natividad Araque-Hontangas, Università de Castilla La Mancha (Spagna), Francisca Gallegos, Università Finnis Terrae (Cile), Georgina Ruiz, Università Anahuac (Messico, Marcella Mallen, presidente Fondazione Prioritalia, Luciano Giustini, docente di Comunicazione e Digital Media all’Università di Roma “Tor Vergata”, José Luis Garcìa Quirante, Premio Call for Ideas “What4digital”, Stefania Celsi, business advisor di strategie aziendali e sviluppo della leadership, Giuseppe Di Taranto, Università Luiss Guido Carli, Francesco Cacopardi, direttore Istituto Gatti APA Confartigianato Milano-Monza, Sabrina Fattori, esperta in imprenditorialità femminile e docente per conto di Lazio Innova nella Startupper School Academy, Bettina Giordani, vice Presidente The Go To Market Company, Maria Lustri, esperta di imprenditoria femminile, Edna Himes, imprenditrice (Messico), Maria Eugenia Cardenas, Università Anahuac Mexico, Emma Ciccarelli, Vice Presidente Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, Begoña Rodríguez Díaz,Università Francisco de Vitoria (Madrid), Melissa Maioni, Ricercatrice della Cattedra Unesco in Bioetica e Diritti Umani (APRA).

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