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Con la “terza ondata” aumenta la richiesta di babysitter

La terza ondata del Covid-19 ha fatto aumentare la richiesta di babysitter ma anche il prezzo in tutta Italia. Il caso di studio della piattaforma Sitly

La richiesta di babysitter è aumentata a seguito dell’arrivo della terza ondata del Covid-19 per via della nuova chiusura delle scuole, anche perché i nonni sono per ovvie ragioni limitati nella loro attività di assistenza ai nipoti. E così le famiglie italiane si trovano a dover puntare sulla ricerca di babysitter.

Aumenta la richiesta di babysitter. L’indagine Sitly
Dal sito Sitly.it, piattaforma specializzata nella ricerca di baby sitter, si è notato l’aumento di accessi del +14,5% (+11,3% di genitori) e di nuovi iscritti per un +10% nella settimana in cui si è ufficializzata la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in quasi tutta la Penisola. Percentuali inferiori rispetto a quanto accadde l’ultima settimana di febbraio 2020, quando la chiusura totale delle scuole mentre l’Italia ancora ‘viveva’ una vita apparentemente normale aveva portato un vero boom sul motore di ricerca, ma che indicano comunque una necessità concreta da parte delle famiglie italiane. Il 46,9% delle famiglie registrate a Sitly ha però figli piccoli, di età tra 0 e 4 anni.

Con la richiesta di babysitter aumenta anche il prezzo orario
Il costo orario di una baby sitter è aumentato. La tariffa media nazionale è ormai di 8,3 euro rispetto ai 7,6 euro del 2020 e del 2019. Ovviamente con differenze di città in città. Vediamole.
Rispetto al rilevamento svolto da Sitly nella scorsa estate 2020 troviamo una crescita in città come Torino e Bologna (da 8 a 9 euro all’ora, e nel 2019 le due città segnavano 7 euro l’ora), Milano da 9 a 9,5 euro l’ora (confermandosi tra le città più care insieme a Genova, con lo stesso trend del capoluogo lombardo, e Aosta, che si pone in cima alla classifica con 10 euro all’ora). Cresce anche la tariffa delle babysitter di Venezia, da 8,3 euro a 9 euro l’ora.
Costanti invece Roma e Trieste con una richiesta media di 8,5 euro l’ora, così come Trento e Bolzano, e Firenze, fissa su 9 euro.  Continuando verso il Centro Sud, a Napoli la richiesta oraria media si conferma 7,5 euro, come a Campobasso, e a Reggio Calabria 7 euro, ma a Bari la tariffa sale da 6,5 a 7,5 euro; a Cagliari da 7,5 a 8 euro l’ora; a Ancona da 7 a 8,5 euro; a L’Aquila da 7,5 a 8,5 euro. A Perugia nel 2019 la richiesta media era 7 euro, ora è 8,5 euro. Anche a Palermo cresce di 1 euro la tariffa oraria, arrivando a 8,5 euro. Unico capoluogo in controtendenza è Potenza, a 6,5 euro l’ora contro i 7 euro di due anni fa.

La richiesta di babysitter non è serale
Sitly ha rilevato che oltre il 70% dei profili ‘genitore’ di recente iscrizione sono donne, la maggior parte di età compresa tra i 25 e i 34 anni, a conferma di quanto la gestione della famiglia sia purtroppo ancora compito della mamma e di quanto ricada dunque su di lei la difficoltà di conciliare queste due attività: lavoro e famiglia. Nella ricerca di babysitter manca totalmente la richiesta di accudimento dei bambini in orari serali: il coprifuoco, i ristoranti, i teatri e i cinema chiusi portano i genitori a restare in casa, almeno terminato il lavoro, con i propri figli.

Babysitter cercasi a qualunque prezzo, ma i figli dei medici e degli operatori sanitari sono discriminati
Con le scuole chiuse in quasi tutta la Penisola, i genitori cercano soluzioni per accudire i loro figli e la ricerca di babysitter è così aumentata dell’11,3% in una sola settimana; e il trend è in crescita. Sono in aumento anche le tariffe orarie richieste dalle babysitter nelle principali città italiane, nonostante di questi tempi non ci sia più una richiesta di babysitter per la sera. La rilevazione di Sitly.it, la piattaforma italiana del gruppo Sitly (Sitly – 2care4kids Group,) specializzato nella messa in contatto di famiglie e babysitter, è un chiaro indicatore di ciò che sta accadendo nelle famiglie italiane. La dichiarazione di Jules Van Bruggen, ceo del gruppo Sitly, lo comprova: “Molti genitori ci chiedono se le babysitter sono disposte a lavorare anche in questo periodo. La risposta è certamente sì, anche perché il lavoro domestico è sempre stato permesso dai diversi Dpcm. Il problema più sentito è piuttosto quello dei medici e operatori sanitari, che si trovano con i figli a casa e con poche babysitter disponibili a offrire servizio nelle loro case. Su questo tema arrivano diverse segnalazioni, soprattutto da quando c’è stata la rettifica della nota governativa che accoglieva i bambini dei lavoratori essenziali a scuola”.

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