Ambiente Imprenditoria

Bioeconomia in Italia, l’annuario dell’agricoltura

Pubblicato dal CREA l’annuario dell’agricoltura italiana, presentato dal commissario straordinario e dalla direttrice Crea Politiche e bioeconomia

Presentata l’ultima edizione dell’annuario dell’agricoltura italiana dal commissario straordinario del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) prof. Mario Pezzotti e dalla direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia Alessandra Pesce.

L’annuario dell’agricoltura compie 76 anni
“Conoscere, comprendere ed interpretare, attraverso la ricerca, i processi evolutivi in agricoltura è indispensabile per supportare la sostenibilità e la competitività non solo del nostro agroalimentare, ma dell’intero Sistema Paese. E, in questo senso, l’Annuario del CREA che presentiamo ne è senz’altro la sua migliore rappresentazione” ha affermato il commissario straordinario del CREA, Mario Pezzotti, durante la presentazione del 20 dicembre 2023 dell’Annuario dell’Agricoltura italiana 2022, il prodotto istituzionale di più lunga tradizione, che da 76 anni aiuta a comprendere lo stato del settore in Italia, realizzato dal CREA con il suo Centro Politiche e Bioeconomia.

I punti di forza del sistema agroalimentare italiano
Il sistema agroalimentare nel suo complesso si conferma un settore cardine della nostra economia, con un fatturato di circa 621 miliardi di euro (circa 15% del fatturato globale dell’economia nazionale) grazie alle buone performance del settore agricoltura e dell’industria alimentare e delle bevande (40% del totale). Le singole Regioni italiane, com’è ovvio che sia in base alle differenze territoriali, contribuiscono in misura differente al risultato, con tre Regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) che producono oltre il 42% del valore totale e altre tre (Campania, Lazio e Piemonte) che insieme sommano un ulteriore 22%. Inoltre, l’industria alimentare e delle bevande gioca un ruolo maggiore al Nord mentre agricoltura e sistema distributivo rivestono un peso più significativo al Sud.

Import-Export dei prodotti agroalimentari italiani
Sul fronte degli scambi con l’estero il 2022 segna un nuovo primato sia per le importazioni, che raggiungono il valore record di quasi 63 miliardi di euro (+29,3%), sia per le esportazioni, che si avvicinano alla soglia dei 60 miliardi di euro (+16%).  Tali dinamiche sono fortemente influenzate dalla crescita dei prezzi internazionali; tuttavia, agli aumenti in valore si accompagnano spesso incrementi dei volumi scambiati, sebbene di minore intensità. Da segnalare, anche in questo caso, le forti differenziazioni territoriali: le Regioni settentrionali coprono più del 70% del totale nazionale dei flussi in entrambe le direzioni (import ed export) mentre l’area meridionale e insulare importa appena il 16% ed esporta il 18,6% dei prodotti agro-alimentari scambiati sui mercati esteri. Questo per quanto riguarda il 2022 ma il CREA ha analizzato anche i dati dei primi nove mesi del 2023, i quali evidenziano un ulteriore aumento degli scambi in valore (+7% circa), sebbene più contenuto di quello riscontrato nel 2022. Durante il terzo trimestre 2023 la bilancia agroalimentare torna positiva nel mese di settembre.

La bioeconomia italiana
Indiscusso anche il contributo (circa il 60%) dell’agricoltura e dell’industria alimentare alla bioeconomia, che rappresenta l’11% dell’intero sistema della produzione nazionale (+1% rispetto a 2021). Ricordiamo al riguardo che la bioeconomia è l’economia che usa risorse biologiche rinnovabili provenienti dalla terra e dal mare come materiale per la produzione non solo energetica e industriale ma anche alimentare per i consumatori umani e dei mangimi per animali.

Imprenditoria di settore
L’annuario dell’agricoltura evidenzia che le imprese del settore si stanno ristrutturando verso forme organizzative più complesse oppure ne stanno uscendo. Le imprese individuali calano mentre aumentano (del 2,4%) le società di persone e di capitali. Analogamente, anche l’industria alimentare e delle bevande vede una riduzione del numero di imprese (-2%) soprattutto individuali; al contempo aumentano le unità di lavoro occupate (+3%), con un conseguente aumento della dimensione media delle imprese. In altre parole gli imprenditori del settore agroalimentare uniscono le proprie forze e si organizzano aggregandosi, spesso in consorzi e cooperative.

La diversificazione in agricoltura
L’annuario dell’agricoltura pubblicato dal Crea evidenzia anche una buona performance per quanto concerne le attività di diversificazione dell’agricoltura, che interessano circa il 6% delle aziende agricole italiane – valore che si raddoppia se condotte da giovani agricoltori – e che realizzano circa 1/5 dell’intero valore della produzione agricola italiana. Anche in questo caso si conferma la spinta della concentrazione territoriale, con il Nord e il Centro in cui si collocano i 3/4 delle aziende agricole che generano i 2/3 del valore della diversificazione. In particolare gli agricoltori diversificano nel settore agrituristico ed energetico, con ricadute positive per l’ambiente.

Bioeconomia energetica
Dal punto di vista ambientale gli analisti evidenziano il contributo del settore agricolo alla produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare solare, biomassa e biogas, il cui valore della produzione dal 2010 ad oggi si è decuplicato. Ampio è il margine di sviluppo dei diversi segmenti delle rinnovabili, sia di quelle legate all’uso di prodotti e sottoprodotti del sistema agro-alimentare, sia di quelle legate a sistemi più innovativi, come l’agrivoltaico, con ricadute positive in termine di minore dipendenza energetica del Paese, riduzione dei costi di produzione per le stesse aziende produttrici, diversificazione dei redditi provenienti dalla vendita di energia. Il settore agricolo ha anche realizzato una riduzione delle proprie emissioni climalteranti (-2,7% rispetto al 2021).

La manutenzione del territorio
Menzione particolare per le foreste, protagoniste nella manutenzione del territorio, nel presidio delle aree interne, nella conservazione della biodiversità, oltre che nella regolazione delle emissioni climalteranti e nei servizi ecosistemici: negli ultimi 36 anni la superficie forestale nazionale è cresciuta del 37% e triplicata rispetto a 100 anni fa.

La spesa pubblica diretta al settore agricolo
Si conferma rilevante la spesa pubblica per il settore agricolo: circa 12 miliardi di euro, corrispondenti al 34% del valore aggiunto settoriale nel triennio 2020-2022.  Dall’UE provengono oltre i due terzi di questo sostegno, seguiti dai fondi nazionali (meno di un quinto) e da quelli regionali.

Le condizioni meteo-climatiche in Italia
Focus dell’edizione di quest’anno dell’annuario è l’analisi di medio-lungo periodo delle condizioni agro-meteo-climatiche in Italia, che hanno ricadute evidenti su rese e qualità delle produzioni agricole. Tra i segnali più rilevanti: l’aumento delle temperature (dal 2011 le ondate di calore sono in aumento e investono sempre più ampie aree del territorio); gli accumuli di calore, necessari allo sviluppo delle colture, sempre più precoci e che espongono le piante al rischio di gelate tardive; lo stress da caldo degli animali da allevamento.

Il commento della direttrice del CREA politiche e bioeconomia
“Il sistema agroalimentare nazionale continua a mostrare segnali positivi, testimoniati da una forte propensione all’export e dalla sostanziale revisione dei modelli strutturali produttivi in corso. E questo accade nonostante sia fortemente esposto a fattori esogeni che ne condizionano le performance: basti pensare agli eventi metereologici estremi o all’aumento dei prezzi degli input sui mercati per l’effetto del conflitto Russo Ucraino o ancora all’attuale clima di grande incertezza che si respira per l’instabilità politica internazionale” ha spiegato Alessandra Pesce, direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia. “Il quadro che l’Annuario ci restituisce pone l’accento sui temi della sostenibilità, ma anche della capacità del settore di trovare nuove strade di eccellenza per primeggiare sullo scenario internazionale. Non tutto il nostro Paese, tuttavia, viaggia alla stessa velocità e le differenze regionali mostrano le debolezze di alcuni sistemi produttivi su cui le politiche di sostegno dovrebbero focalizzare l’attenzione”.

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