Fisco e norme

Federalismo fiscale tra realtà e utopia

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Federalismo fiscale tra realtà e utopia

Una discussione infinita quella che sicuramente si tradurrà in una delle leggi più contrastate del nostro tempo. Accentramento del potere fiscale o ramificazione nei vari territori che compongono la nostra penisola? Lo stato attuale e i problemi sollevati. Come cambia la tassazione per le imprese e i professionisti

La nuova Legge prevede che si passi al federalismo fiscale completo nell’arco di 5 anni. Imprenditrici ed imprenditori potranno, grazie alle nuove regole, scegliere di spostare la propria attività in una Regione diversa, se questa offre migliori opportunità. Il rischio naturalmente è che ci si trovi in Italia con aree territoriali più “gettonate” e pertanto ricche ed aree abbandonate e pertanto povere. Vediamo come e perché, i pro e i contro.

L’Irpef regionale è uno dei passi che porta verso il riequilibrio negli attuali rapporti finanziari tra centro e periferia, che ad oggi vede per l’Italia un forte decentramento dell’attività di spesa presso gli enti territoriali, al quale si contrappone però una forte centralizzazione del complesso di entrate pubbliche, fatto confermato dai più recenti dati ISTAT secondo cui l’82% delle entrate è raccolto dall’erario e solo l’8% dalla periferia. Una maggiore autonomia e flessibilità impositiva da parte degli enti territoriali è sicuramente auspicabile per il buon funzionamento del federalismo fiscale italiano, ancora caratterizzato da un’eccessiva centralizzazione del prelievo che mette in discussione uno dei principi del federalismo fiscale, ovvero il principio della corrispondenza tra quanto viene raccolto dal fisco locale dai propri contribuenti e quanto gli viene corrisposto in termini di servizi; salvo poi la possibilità del contribuente locale di valutare in maniera diretta la capacità dell’amministratore locale di gestire le risorse fiscali.

Uno dei valori aggiunti che un buon federalismo fiscale competitivo consegna nelle mani del cittadino è la possibilità che gli viene concessa di “giudicare” in maniera diretta e più trasparente i propri amministratori locali – dei quali può valutare l’operato tramite due strumenti: il primo è quello del voto politico-amministrativo in senso stretto, con cui può deciderne la conferma o la caduta, il secondo è tramite il voting by feet, con cui può decidere il proprio spostamento verso regioni/province/comuni che offrono maggior qualità nei servizi, e che reputa amministrati da “dirigenti locali” migliori.

Con il federalismo fiscale si rivoluzioneranno anche i rapporti tra cittadini, aziende, istituzioni e i meccanismi decisionali; cambierà l’approccio tra politica e categorie, che dovranno porsi in una nuova prospettiva di lobby, necessariamente più trasparente; e soprattutto spingerà le Regioni a mettere in moto dei meccanismi virtuosi sul proprio territorio, in grado di attrarre investimenti che a loro volta premieranno le Regioni più efficienti e che meglio avranno saputo cogliere le opportunità del federalismo fiscale.

 

 

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