Fisco e norme

Federalismo fiscale tra realtà e utopia

italia federale

 

Quale Federalismo Fiscale per l’Italia?

Oggi il passaggio verso il federalismo fiscale sembra una tappa inevitabile per il nostro Paese, uno strumento di responsabilizzazione per gli amministratori locali e uno strumento di controllo per i contribuenti verso i loro amministratori.
Non c’è dubbio che la “vecchia” configurazione centralista del nostro Paese, in cui lo Stato accentrava in sé tutte le competenze legislative e amministrative, sostenendo un impianto di Finanza locale a carattere sostanzialmente derivato, con limitatissime capacità di prelievo diretto, ha contribuito a determinare delle sacche di inefficienza nella gestione della cosa e del denaro pubblico.
Gli Enti Locali sono sempre stati quasi completamente esclusi dalle politiche di entrata e ridotti ad una condizione psicologica in cui “manca l’orgoglio del vivere del proprio sacrificio e sorge la psicologia del  vivere a spese altrui” (Luigi Einaudi).

Mentre il Federalismo Fiscale sta proseguendo il suo percorso tra mille ostacoli e mille dibattiti, si cerca di trovare ancora per l’Italia quale sia il giusto equilibrio tra le due anime opposte del Federalismo.
Queste due anime sono quella di un “Federalismo esclusivamente competitivo”, in cui ciascun livello decentrato di Governo finanzia unicamente con le proprie entrate, i servizi prestati a tale medesimo livello e quella di un “Federalismo esclusivamente solidale” in cui si finanziano per intero le spese sostenute dai differenti livelli di governo attraverso la cosiddetta perequazione.

In questo difficile percorso di attuazione del Federalismo Fiscale e di scelta dei suoi principi ispiratori non si può certo dimenticare che l’Italia è un paese “a due velocità”, con un PIL del Mezzogiorno che è il 60% di quello del Nord e un PIL della Calabria che è il 40% di quello della Lombardia.

Il Federalismo Fiscale rappresenta sicuramente un passaggio epocale nei principi e modalità di gestione del denaro pubblico, con il superamento del criterio della spesa storica, l’introduzione della premialità dei comportamenti virtuosi e con il principio di responsabilizzazione degli enti locali (maggiore vicinanza tra politiche di entrata e politiche di spesa).
Allo stesso tempo però resta fondamentale l’attenzione e l’impegno per rendere il Federalismo Fiscale il motore unico di un’Italia che viaggi tutta intera alla stessa velocità, che rinunci alla tentazione e alla presunzione di pensare che basti l’applicazione dei suoi principi di competitività  e responsabilizzazione locale per risolvere le situazioni di difficoltà, non competitività ed inefficienza economica in cui versano molte sue Regioni, soprattutto del Sud.

L’applicazione di opportuni livelli di “solidarietà” tra Regioni “forti” e Regioni “deboli”,  tramite adeguati trasferimenti dal Governo centrale, sono un presupposto ancora indispensabile e irrinunciabile per il nostro Paese a due velocità.
La concessione di margini di discrezionalità agli Enti Locali nella modulazione dei loro tributi (come quelle esposte precedentemente: addizionale IRPEF e IMU), senza concedere loro altro tipo di sostegno, rischia di costringere le Regioni e i Comuni con maggiori difficoltà economiche e deficit di bilancio a spingere le addizionali e le soglie dei loro tributi verso il valore massimo applicabile, con l’effetto perverso di deprimere e soffocare ulteriormente il proprio tessuto produttivo e imprenditoriale locale e scoraggiare l’ingresso di investimenti e risorse economiche dalle altre regioni italiane.

Nella scelta di quale  Federalismo Fiscale attuare per il nostro Paese è implicita anche la decisione se continuare a ragionare in termini di solidarietà nazionale oppure di solidarietà territoriale e regionale; in gioco ci sono le prospettive di sviluppo economico, equità sociale e riequilibrio territoriale.
Il federalismo fiscale, senza le opportune correzioni, applicato nella sua versione integrale e di natura puramente competitiva, rischia di lasciare ancora più indietro quelle regioni che già partono un po’ indietro.
Più eloquenti di qualunque altra testimonianza sono le tre “visioni“ del Federalismo Fiscale espresse recentemente dai 3 presidenti di Confindustria Lombardia, Lazio e Sicilia – concordi nel ribadire l’opportunità e la necessità del Federalismo, ma profondamente divisi nel sottolinearne i principi ispiratori e le modalità di attuazione.

 

Potrebbe interessarti