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Lavoro e Green Economy

Lavoro e green economy

Più si investe nell’economia sostenibile e meno disoccupazione c’è. Questi i risultati di uno studio della Uil che dimostra come le Regioni col tasso occupazione più alto siano anche quelle con più investimenti nella green economy

Il verde ci salverà. Per uscire dalla crisi e migliorare la situazione occupazionale la UIL propone di aumentare gli investimenti nell’economia verde. A sostenere la proposta uno studio che incrocia i dati più recenti sull’economia con quelli dell’Istat sulla disoccupazione.

I dati dimostrano che nelle regioni in cui è più alto l’indice di green economy è più basso il livello di disoccupazione e quelle che dedicano meno attenzione all’economia verde i tassi di disoccupazione sono più elevati. Una circostanza che non può essere una coincidenza, come afferma il segretario generale della UIL di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri: “è interessante notare come man mano che diminuisce l’attenzione verso la green economy, cala anche la percentuale occupazionale del territorio esaminato. Ciò significa che l’economia sostenibile non è soltanto un modello di vita cui aspirare, ma anche una fonte di ricchezza e di lavoro. In un Paese in cui l’indice di disoccupazione è tra i più elevati a livello europeo, investire nei green job potrebbe rappresentare una via per uscire dalla situazione di stallo e di crisi in cui stiamo ormai da diversi anni”.

L’esempio portato è quello del Trentino Alto Adige dove l’indice della Green Economy è il più alto dal momento che si tratta della Regione italiana che più ha investito in questo settore. Il Trentino Alto Adige è anche la regione italiana con il più basso livello di disoccupazione (il suo tasso è appena del 5,1%) e con il maggior tasso di occupazione (lo è il 68,6% della popolazione).

L’indice della Green economy è determinato da ben 21 parametri che vengono analizzati attentamente. Essi riguardano l’uso di energia, l’agricoltura, il turismo, la situazione dei rifiuti, la mobilità. Dopo il Trentino, ci sono altre regioni virtuose, che investono nell’economia sostenibile, come Emilia Romagna (che ha un tasso occupazionale del 67,6%) e la Valle d’Aosta (che lo ha del 66,4%).

Le regioni peggiori invece, ossia quelle che hanno mostrato di avere una minore sensibilità nei confronti dell’ambiente e dalla green economy e che hanno anche i maggiori livelli di disoccupazione sono: la Sicilia, la Campania, il Lazio, la Calabria e la Puglia. La Sicilia e la Puglia sono le due regioni con il tasso di disoccupazione più alto (pari rispettivamente al 18,6% e al 15,7%).

Il Lazio nell’indice green economy occupa il 17° posto e un tasso di disoccupazione dell’11%. Come affermano dalla UIL, se investisse concretamente nella green economy potrebbe ottenere grandi risultati che farebbero bene all’ambiente (e di conseguenza alla popolazione tutta) e ai lavoratori.

Ma perché la UIL è così convinta di tutto ciò? A darle manforte sono sicuramente i numeri. La forza lavoro nella Green economy rappresenta un nuovo sbocco occupazionale di grande importanza: infatti in Italia attualmente sono solo 341.000 le persone che svolgono un green job in senso stretto. Si tratta solo dell’1,5% della forza lavoro disponibile ma che lascia spazio a tante nuove entrate. Inoltre, bisogna anche considerare l’indotto, ovvero le possibilità occupazionali di quanto ruota intorno al mondo dell’economia sostenibile. Al momento attuale sono 1.224.000 i lavoratori che operano in campi collegati alla green economy e incidono sul PIL per il 5,3%. Non poco dunque considerando che sono il 5% della forza occupazionale disponibile. Ciò significa che in questo campo la produttività è decisamente elevata e che lavorare in modo etico offre possibilità di guadagno concrete e rilevanti. Anche qui citiamo le cifre: la ricerca sulla green economy da cui ha preso avvio lo studio della UIL infatti dimostra che per ogni milione di euro generato dalla green economy italiana si produce un effetto indiretto e indotto di quasi 2,7 milioni per la nostra economia. Insomma “lavorare verde” ha un effetto economico moltiplicatore. Ce lo spiega meglio lo stesso Bombardieri: “sono pochissimi i settori a vantare dei moltiplicatori così elevati tanto che i due ricercatori italiani autori dello studio hanno ipotizzato per il 2020 un investimento di 227 miliardi di euro che impatterebbero sull’occupazione aumentando del 48% i green job rispetto al 2012, con un aumento dei posti di lavoro generati dalla green economy fino al 5,8% della forza lavoro totale contribuendo nella misura del 14% alla crescita del PIL e migliorando notevolmente la crisi occupazionale dei nostri giorni”. E scusate se è poco.

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