Imprenditoria Studi e ricerche

Allarme Unimpresa, aumenti dei prezzi e inflazione

Aumento dei prezzi del 3,4% in tutta l’area euro e aumenti fuori controllo in Italia con rialzi fino al 50%, è allarme inflazione, pericolosa per le imprese

Gli aumenti dei costi dell’energia e quelli per l’acquisto delle materie prime potranno arrivare anche al 50% e fare da volano all’inflazione ripercuotendosi sui listini prezzi diretti ai consumatori finali. Lo annuncia Unimpresa a seguito dell’analisi del suo Centro studi, e il segretario generale Raffaele Laura chiede al Governo Draghi di tenerne conto nella Legge di Bilancio.

Il ritorno dell’inflazione
In tutta l’area euro solo nel mese di settembre si è registrato un rialzo medio dell’inflazione del 3,4%. Un fatto che può innescare aumenti a catena a partire dai beni di prima necessità, da quelli alimentari all’energia (e d’altronde già sono stati annunciati aumenti tra il 30 e il 40% delle bollette). Il rialzo incontrollato dei prezzi – cui siamo abituati nel nostro Paese – si rifletterà sull’andamento della ripresa economica italiana, considerando che le nostre imprese, già danneggiate dagli effetti della crisi da Covid-19, dovranno affrontare tali aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia.

Perché l’aumento superiore al 2% dell’inflazione è preoccupante
Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, a settembre, nella zona euro, è stata registrata una inflazione media pari al 3,4%: si tratta di un valore pari a quasi al doppio del cosiddetto target fissato nello statuto della Banca centrale europea (2%). L’imprevisto aumento, rispetto agli scorsi 12 mesi, significativamente segnati dalla pandemia, che ha congelato le attività economiche per un periodo assai lungo, è capace di innescare una spirale negativa sul versante dei prezzi al consumatore finale, provocata principalmente dall’aumento dei costi, per le imprese, di approvvigionamento, di produzione e di trasporto. Un mix imprevedibile, quanto esplosivo e non controllabile, che si rifletterà su tutta la catena economica, generando, in assenza di adeguate contromisure di politica economica, un contraccolpo negativo sul percorso di ripresa del Paese. L’aumento dei costi di produzione e dei prezzi finali spingerà una flessione dei consumi che, a sua volta, avrà effetti negativi sulle prospettive di crescita delle imprese e dell’occupazione. L’aumento dei prezzi potrebbe riguardare, più nel dettaglio, i prodotti alimentari e i prodotti energetici (dall’energia elettrica ai carburanti), cioè quelli caratterizzati da una maggiore volatilità. In particolare, per l’incremento di energia e derivati del petrolio potrebbe favorire – basti pensare ai trasporti – un’immediata, inevitabile ricaduta su altri comparti che farebbero lievitare i prezzi finali.

Le ripercussioni in Italia dell’aumento dell’inflazione
Di inflazione non si parlava più da anni e sembrava un pericolo scongiurato ma ora il “serpentone” torna a minacciare i consumatori e le aziende. Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, tale situazione, oltre che legata alla carenza di talune materie prime, è cagionata anche da una discrasia tra l’improvvisa, robusta domanda e una non adeguata capacità di produzione o di offerta di servizi. “Le scelte di imprese e famiglie non saranno indifferenti rispetto a una variazione in aumento sia dei prezzi delle materie prime sia, consequenzialmente, di quelli dei prodotti di consumo. L’incremento dei costi di produzione già si sta riflettendo drammaticamente sulla spesa quotidiana dei cittadini e non è necessario analizzare chissà quanti dati né approfondite statistiche, ma è più che sufficiente una passeggiata nei mercati rionali e nei supermercati nel giorno di sconto settimanale per gli over 65: i cittadini a reddito fisso, i pensionati e le famiglie numerose, mettendo mano al portafoglio, stanno già pesantemente accusando il colpo su beni essenziali, come latte, pane e pasta. Una tragedia sociale che evoca storici eventi pre-rivoluzionari” commenta il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro.

I danni per le imprese
“Prima ancora, però, il danno è stato registrato dagli imprenditori, i cui costi per l’acquisto di materie prime così come quelli di taluni prodotti o servizi, sono sensibilmente cresciuti progressivamente con la ripartenza post-Covid e con la ripresa delle attività economiche” aggiunge Lauro. “È un argomento preoccupante, delicato e allarmante del quale il governo Draghi dovrà scrupolosamente tener conto in queste ore, mentre viene predisposta, dai tecnici, la bozza della prossima legge di bilancio: la manovra, che senza dubbio sarà ancora espansiva, impostata a favorire la ripresa, dovrà anche contenere misure capaci di sostenere le famiglie e le imprese, in particolare quelle più piccole, di fronte a poderosi ampliamenti dei costi”.

Potrebbe interessarti