Diritti Lavoro

Il lavoro in Italia, l’inchiesta del Senato

Dagli infortuni sul lavoro al nuovo caporalato digitale ecco i risultati dell’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia svolta dalla commissione del Senato

Una relazione di 400 pagine che illustra le condizioni del lavoro in Italia mostrandone i lati oscuri, dallo sfruttamento al mancato rispetto delle norme di sicurezza. È il risultato del lavoro di indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta (https://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Commissioni/0-00142.htm) istituita dal maggio 2021 e presieduta dal senatore Gianclaudio Bressa. Una Commissione che non si è limitata alle tradizionali audizioni di associazioni, sindacati ed esperti nelle sedi parlamentari, ma è uscita all’esterno del ‘Palazzo’, con sopralluoghi e visite ispettive in tutto il territorio nazionale per acquisire “sul campo” elementi utili ai compiti istituzionali.

Una percentuale del PIL bruciata dagli infortuni sul lavoro
Infortunarsi sul lavoro, spesso con esiti mortali, non ha solo un costo di dolore per il lavoratore e la sua famiglia in quanto le conseguenze di un infortunio potrebbero comportare, ad esempio, l’incapacità del figlio del lavoratore infortunato di proseguire gli studi per la diminuzione del reddito familiare. Le conseguenze degli infortuni si ripercuotono anche sulla stessa azienda per cui l’infortunato lavora e sull’intera società. In Italia, secondo stime dell’Inail, il danno economico causato da infortuni e malattie professionali è risultato, già nel 2007, di 48 miliardi di euro, ovvero più del 3% del PIL, ma gli studi internazionali, riportati nella “Relazione intermedia sull’attività svolta” della Commissione, indicano che l’incidenza stimata dei costi totali sul PIL è del 6,3%, significativamente superiore anche ai dati europei finora conosciuti (la percentuale più alta è della Polonia con il 10,2%).

Quando il lavoro uccide l’economia
Il vaso di pandora scoperto dalla Commissione del Senato della Repubblica mostra come le cattive condizioni del lavoro in Italia incidano negativamente sulla ricchezza nazionale. Le aziende non si rendono conto che, nella ricerca spasmodica del risparmio, a medio termine ci rimettono. Per non parlare delle conseguenze morali e di immagine. Anche per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro bisogna considerare che l’applicazione delle normative – anche in termini di regolarità del rapporto di lavoro – porta benefici: considerando anche il return on prevention per l’Italia, che in vari Paesi del mondo si attesta su 2,2, cioè per ogni euro speso vi è un ritorno positivo che va oltre il doppio. Per evitare che sfruttamento e mancanza di tutele causano un impatto economico negativo la Commissione del Senato chiede che si applichi un sistema di misurazione condiviso, un indicatore economico che consenta di valutare i danni dell’inosservanza delle norme e al tempo stesso i benefici che derivano dall’applicazione delle normative in materia di sicurezza e di regolarità del rapporto di lavoro.

Un enorme dispendio di ricchezza, benessere e salute
L’altro aspetto che delinea la Relazione è un’economia nazionale dove, da Nord a Sud, da Est a Ovest, si registra il dato tragico delle morti e degli incidenti gravi o gravissimi per cause di lavoro.
Nessuna regione risulta esente da questa piaga indegna per un Paese civile. Se il lavoro è cambiato e si sta evolvendo, se oggi parliamo di transizione digitale in atto, non dobbiamo pensare che il lato oscuro del mercato del lavoro non evolva. L’utilizzo sempre più massiccio delle nuove tecnologie ha fatto emergere il fenomeno del “caporalato digitale” dove i lavoratori della gig economy hanno sostituito i braccianti agricoli. Non è più soltanto il furgone a caricare al mattino i lavoratori in attesa della chiamata, ma è l’uso degli algoritmi che costituisce il fulcro per lo sfruttamento dei lavoratori. Esiste – spiega la Commissione – il rischio che l’algoritmo e, più in generale, l’intelligenza artificiale possano diventare strumenti senza controllo.

I casi della logistica e dei trasporti
La spasmodica ricerca di risparmio dei costi è spesso attuata a svantaggio della sicurezza sul lavoro e il mezzo per realizzare tali risparmi sono le cooperative “spurie”, che nascono e muoiono giusto il tempo della durata di un appalto o di un subappalto – spiegano ancora i relatori. La logistica è il settore che più soffre tali situazioni borderline, con soggetti che utilizzano manodopera irregolare o applicano ai dipendenti contratti collettivi con meno diritti e meno tutele di quelli previsti dal contratto nazionale di categoria della Logistica e dei Trasporti. Negli ultimi anni i cicli di lotte dei facchini (costituiti maggiormente da forza lavoro migrante), in particolare nei distretti logistici e magazzini del Nord-est, dell’Emilia-Romagna e della Lombardia, hanno fatto emergere l’opacità della catena degli appalti dovuta alla presenza di cooperative spurie ed anche irregolarità e abusi subiti dai lavoratori.

Il nuovo caporalato nei magazzini
Il nuovo “caporalato” nei magazzini non risulta ancora documentato in modo rigoroso, ma è del tutto simile a quanto avviene in agricoltura. Nel comparto la Commissione ha registrato fenomeni di severo sfruttamento lavorativo, con controlli e ritmi serrati che ricalcano le condizioni di lavoro nelle catene di montaggio degli anni Sessanta. Non a caso le vittime degli incidenti sul lavoro sono, la maggior parte delle volte, gli anelli deboli della catena lavorativa. Se a subire quasi sempre gli eventi lesivi sono gli operatori della fascia più bassa, evidentemente vi è un sistema dell’impresa che spesso, soprattutto in alcune imprese medie o piccole, non presta la dovuta attenzione agli obblighi della sicurezza e scarica sui lavoratori i deficit dell’ambiente di lavoro.

Le costanti negative del lavoro in Italia
Non si muore, dunque, soltanto di cadute dall’alto o per schiacciamento ma anche per la cattiva organizzazione. Sicurezza e sfruttamento sembrano essere due costanti insopprimibili del mondo del lavoro: la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia ha provato a spezzare questo dualismo. Per gettare luce sulle condizioni di lavoro in Italia l’operato della Commissione è stato raccolto nella seguente relazione: https://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/condizioni_lavoro_18/documenti_approvati/Doc_XXII-bis_n9.pdf

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