Pari opportunità

Via libera al cognome della madre ai figli

Il cognome della madre ai figli? Con una sentenza dalla portata storica, la Corte costituzionale cancella l’automatismo a favore di quello paterno

I figli nati nel matrimonio potranno prendere il cognome della madre. A quasi 40 anni dalla presentazione della prima proposta di legge in materia è la Corte costituzionale ad arrivare prima del legislatore, dando il via libera a un diritto riconosciuto da tempo in altri Paesi e la cui negazione è già costata all’Italia una condanna da parte della Corte di Strasburgo.

Accogliendo le obiezioni sollevate dalla Corte d’appello di Genova, la Consulta ha dichiarato incostituzionale l’automatica attribuzione del cognome paterno ai figli nati nel matrimonio, quando i genitori vogliono fare una scelta diversa. Il caso è stato sollevato da una coppia italo-brasiliana, il cui bambino, nato a Genova, ma con la doppia cittadinanza, aveva già il doppio cognome in Brasile, ma non riusciva a ottenerlo in Italia.

L’automatismo a favore del cognome paterno non è previsto da una norma specifica, ma è desumibile da una serie di disposizioni, a partire dai diritti di identità personale, uguaglianza e dignità sociale dei genitori nei confronti dei figli, parità morale e giuridica dei coniugi sanciti dalla nostra Costituzione.

L’Aiaf – Associazione italiana avvocati per la famiglia e per i minori, plaude alla decisione della Corte costituzionale auspicando che sia “uno sprone per il Parlamento italiano che dovrà dare necessariamente impulso all’approvazione dei disegni di legge da tempo dormienti”. La proposta di legge recante Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli è approdata in Parlamento il 2014 ma ha registrato una battuta d’arresto nel passaggio tra la Camera e il Senato, dove è ferma in commissione Giustizia da un paio di mesi. “Sono due anni che attendiamo inutilmente che il Senato si decida a discutere ed approvare la legge sulla scelta del cognome già licenziata dalla Camera”, ha denunciato Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, che ha raccolto in questi anni migliaia di firme, in particolare di donne, sul tema. La richiesta pare non sia rimasta vana: “dobbiamo rimediare il prima possibile – ha annunciato la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli –, votando in Senato la legge che è già passata alla Camera, è una nostra responsabilità e diventerà una mia priorità su cui intendo spendermi con forza. La politica deve ritrovare credibilità in materia di diritti: il cambiamento non si può fermare, per troppo tempo lo abbiamo frenato, adesso dobbiamo promuoverlo”. Il testo del provvedimento è fruibile al seguente link.

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