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Agroalimentare e archeologia, binomio vincente a Canino

Gli assi nella manica di Canino, Comune della Tuscia viterbese, sono più di uno: storia, paesaggio, agricoltura… e il turismo può fiorire

Turismo enogastronomico, turismo naturalistico, turismo termale, turismo culturale… Canino sta per diventare un punto di attrazione a tutto tondo nel Lazio, grazie a una serie di “requisiti” che i turisti cercano. A confermarcelo è il suo Sindaco, Giuseppe Cesetti:

 

Canino e il suo storico territorio
Il simbolo è un cane, come si vede dall’effigie su una delle fontane del paese (nella foto di copertina). E già questo sarebbe di attrazione per gli amanti degli animali da compagnia. Ma Canino è anche il nome del monte che lo sovrasta, che in realtà è un vulcano. Grazie a questo vulcano il terreno è particolarmente fertile e l’acqua è calda. Da questo fatto dipendono una serie di circostanze che hanno reso – e stanno rendendo tuttora, come abbiamo ascoltato dalle parole del Sindaco – questo territorio particolarmente attrattivo per le popolazioni fin dai tempi più remoti. Ricordiamo che proprio qui sorgeva Vulci, la prima città sorta nella nostra penisola.

 

Scoprendo Canino e la sua storia
Passeggiando per Canino “a braccetto” con arte e storia. Perché in questo paese c’è tanto da scoprire. Già la sede del Comune di Canino è un edificio storico: fu palazzo di giustizia e in seguito residenza del Podestà. Anche se fu più volte ristrutturato e oggi si nota poco del suo passato.

 

 

 

Ma ci vuole poco per trovare tante vestigia del passato, dal momento che qui si stabilirono i Farnese e la città è nota per aver dato i natali ad Alessandro Farnese, salito al soglio pontificio con il nome di Papa Paolo III nel 1534.

 

Furono i Farnese a disegnare la “struttura” architettonica di questo paese, con strade lineari e fontane, come quella commissionata al Vignola nel XVI secolo, a pianta dodecagonale.

 

 

 

 

Il clima mite, il terreno fertile, la ricchezza del luogo (qui c’erano delle importanti ferriere) oltre ad attrarre i nobili Farnese, che qui commerciarono e aumentarono le proprie fortune, attrasse anche Luciano Bonaparte, il fratello di Napoleone, che acquistò il feudo di Canino nel 1808 (divenendo Principe di Canino) e venne ad abitarvi nel 1814. Fu sepolto qui alla sua morte, nel 1840, e la sua cappella funebre è visitabile all’interno della chiesa Collegiata.

Al suo interno sorge anche, come monumento funebre a lui dedicato, una scultura del Canova.

 

 

 


 

 

 

Basta alzare lo sguardo camminando per vedere svettare in cielo campanili e torri, come quella dell’orologio, sulla chiesa del X secolo dedicata alla Santa Croce.

 

 

 

 

 

 

 

A come archeologia
Continuando la passeggiata si arriva all’ex convento di San Francesco, costruito nel XIV/XV secolo, oggi museo della ricerca archeologica di Vulci, dove sono conservati tanti reperti storici di epoca etrusca. Il secondo museo che incontriamo a Vulci, oltre a quello del Castello dell’Abbadia, dove sono conservati i reperti anche per impedirne la trafugazione e la vendita all’estero e fermare l’attività dei “tombaroli”. Ad approfondire questo argomento è la direttrice del Museo nazionale archeologico di Vulci, Sara De Angelis:

 

A come agroalimentare
Il motivo per cui questo territorio ricco di minerali e tanto fertile aveva fatto sì che i commerci fossero fiorenti fin dalle epoche più antiche. I frutti del suolo hanno continuato per secoli ad abbondare sulle tavole sia delle popolazioni locali sia di quelle dei paesi dove giungevano grazie all’attitudine al commercio oltre che alla produzione dei caninesi. Fino a giungere ai giorni nostri, dove produzione, commercio ed esportazione proseguono con successo.
Un cenno alla storia caninese e a come si allaccia all’attualità ce lo dà l’assessore al turismo e alle attività economiche Daniele Ricci:

 

L’olio di Canino
La cultivar caninese è autoctona e come abbiamo visto è stata utilizzata per l’olio di oliva praticamente da sempre in questo territorio. Per approfondire l’argomento siamo andati a visitare l’oleificio sociale cooperativo di Canino, il più grande dei 7 oleifici che si trovano a Canino, il cui olio extra vergine di oliva, lo ricordiamo, è certificato DOP:

 

L’asparago verde di Canino, una nuova IGP
La IGP (indicazione geografica protetta) è finalmente arrivata, è ufficiale e tutte le carte sono in regola (le ultime sono state definite dal Ministero proprio in questi giorni). Anche in questo caso siamo andati a visitare una cooperativa agricola, la COPA (cooperativa ortofrutticola produttori associati) e abbiamo seguito le operazioni che vengono fatte per far arrivare questo prodotto sulle nostre tavole:

 

Per quanto concerne la recettività, oltre alle terme ci sono diversi agriturismi pronti ad accogliere i visitatori e presto, se si ha l’“occhio lungo”, chi vuole potrà investire nel campo della recettività, aprendosi tutta una serie di nuove prospettive lavorative ed economiche.
A questo punto non resta che attendere per vedere in quanto tempo Canino diverrà una delle mete preferite dei turisti laziali e non solo… perché lo diventerà.

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