Diritti

L’occupazione femminile: in aumento le lavoratrici nel lazio

Occupazione femminile nel Lazio

La maggiorparte dei nuovi posti di lavoro creati nel Lazio dal 2000 a oggi sono stati occupati dalle donne. Finalmente riescono a risalire la china ma sono sempre solo il 41% degli occupati. Usciti i dati del 1° Rapporto Censis “Donne al lavoro nel Lazio”

Nel 2000 costituivano il 38% degli occupati, oggi, grazie all’occupazione di nuovi posti di lavoro da parte di 263 mila donne, arrivano al 41%, ancora al di sotto della media, soprattutto rispetto alla della popolazione, che è composta prevalentemente da donne.
Comunque il miglioramento è veramente eccellente, se pensiamo che il tasso di crescita dell’occupazione femminile è salito del 38,4% nell’ultimo decennio mentre quello maschile del 20%, tanto da far parlare delle donne come traino dell’occupazione negli anni 2000.
Il Lazio è la Regione italiana che detiene il primato per l’aumento delle donne nei posti di lavoro tra il 2000 e il 2010 (nel resto d’Italia la crescita media è solo del 15,4%).
Negli ultimi 5 anni il tasso di occupazione femminile in Italia è salito solo del 9% a causa della crisi.

Sono le donne immigrate a trovare lavoro con più facilità: ben il 60% delle nuove donne occupate infatti è straniero. Prediligono il lavoro autonomo e l’imprenditoria: infatti nel solo 2010 sono nate 7446 imprese con titolari non italiane. Esse pertanto costituiscono il 10% delle imprese femminili del Lazio, percentuale che a Roma arriva al 13%.
Non tutto però è rose e fiori. Le donne che trovano occupazione con più facilità – strano a dirsi – sono quelle più mature (dai 45 anni in su) mentre le difficoltà le hanno le giovani con meno di 35 anni, che addirittura perdono il posto di lavoro (-5,7%) e le giovanissime, di età compresa tra i 15 e i 24 anni che non riescono a trovarlo. Ovviamente la maggiorparte delle giovanissime sono impegnate con lo studio, ma il 20,2% di quelle tra i 15 e i 29 anni non studiano e dunque sono inoccupate. La percentuale degli uomini della stessa età che non studiano né lavorano è invece più bassa: il 14,6%.

 

Donne più qualificate ma sottovalutate

Il Lazio è la Regione italiana con più donne laureate: il 32,3% contro il 23% della media nazionale (parlando solo di donne di età tra i 30 e i 34 anni). Purtroppo però la loro qualifica elevata non corrisponde all’inquadramento lavorativo. Sono gli uomini a occupare i posti di maggior responsabilità, pur avendo dei titoli inferiori e soprattutto nel Lazio.
Nel 2010 il 45,3% delle donne laureate è stato sottoinquadrato. Addirittura una percentuale più alta della media nazionale, dove le donne sottoinquadrate sono il 39,5%. Il che significa che nel Lazio, pur essendoci donne più colte, sono meno considerate a livello lavorativo.
I ruoli direttivi poi nel Lazio vengono dati sempre meno alle donne. La percentuale addirittura scende nel tempo. Infatti le donne dirigenti, se fino al 2005 erano il 28,5% , nel 2010 sono diventate solo il 25%. In tutto il resto d’Italia invece, la percentuale delle donne dirigenti – pur essendo sempre inferiore rispetto a quella degli uomini – cresce, seppur lentamente: negli ultimi 5 anni va dal 25% al 27%.

Quale conciliazione tra vita e lavoro?

Ovunque si parla di tempi di vita da conciliare con quelli del lavoro: ogni Regione sta attuando delle politiche allo scopo di permettere alle donne di lavorare sia in casa, con la cura alla famiglia, sia fuori casa, con l’impiego “ufficiale”. I datori di lavoro vengono controllati o incentivati alla flessibilità oraria per le donne oppure al part time.
Ma cosa succede nel Lazio? Qui la diffusione del part time tra le occupate risulta la più bassa, neanche arriva al 30%, e il dato è invariato fin dal 2000.
A questo dato va aggiunto il fatto che il Lazio è anche la Regione in cui, dopo la Sardegna, si fanno più figli a un’età maggiore: 32 anni. Il primo figlio viene partorito mediamente all’età di 31 anni, forse proprio perché gli impegni lavorativi non permettono loro di prendersi un’adeguata pausa, fatto confermato da altre ricerche ufficiali sulle quali abbiamo realizzato articoli pubblicati nel nostro giornale. Molte giovani donne trovano come principale ostacolo all’assunzione il fatto di poter diventare madri. I datori di lavoro prediligono gli uomini proprio perché temono che le gravidanze, i parti e la successiva cura dei figli impediscano alle donne di lavorare tutti i giorni costringendoli ad assumere un sostituto magari per il periodo di congedo per il parto.
Per concludere, il quadro che emerge da queste rivelazioni del Censis è quello di una donna laziale sfruttata, sottopagata, poco considerata sia dal punto di vista lavorativo che da quello delle conoscenze culturali che da quello degli impegni familiari. Una situazione così triste che una gestante può pensare “speriamo che sia maschio”.

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