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Liguria: le scelte studentesche sono ancora basate sugli stereotipi

Liguria: le scelte studentesche sono ancora basate sugli stereotipi

 

Le differenze di genere influenzano ancora la scelta universitaria e possono danneggiare il futuro lavorativo delle ragazze. Le scelte femminili basate sullo stereotipo del “lavoro da femmina” infatti sono poco spendibili sul mercato del lavoro

Presentata dalla consigliera di parità della Regione Liguria e dal Vicepresidente della Regione l’indagine sulle scelte delle matricole universitarie, scelte che purtroppo non tengono conto della reale richiesta del mercato del lavoro ma solo dell’essere maschio o femmina.

Lo studio sulla transizione delle studentesse e degli studenti dalla scuola superiore all’Università mette in mostra come studenti e studentesse si suddividono nelle facoltà in funzione del genere. Ad esempio, le facoltà di Ingegneria e di Economia, che l’immaginario collettivo considera maschili, sono quelle più gettonate dagli uomini; mentre le studentesse prediligono facoltà come Scienze della formazione, Lingue e letterature straniere, Lettere o farmacia.

Nelle facoltà di Lingue le donne ammontano all’81,7%, al 67,5% in quella di Architettura, al 67,1% in quella di Farmacia, al 65,7% in quella di Lettere. Scendono al 64% a Giurisprudenza al 62,4% a Scienze politiche e al 56,8% a Medicina. Per essere poi superate in numero dai maschi a Scienze Naturali dove ammontano al 49,6%, a Economia dove sono il 47% e a Ingegneria dove sono il 28,5%. Un quadro che conferma il più classico degli stereotipi di genere: corsi più adatti alle femmine versus corsi più adatti ai maschi.

Importante è il discorso sul rendimento: l’indagine campionaria compiuta da IRIS (Indicatore di Rendimento Interfacoltà Studenti) evidenzia risultati migliori per le studentesse rispetto ai colleghi maschi, a prescindere dalle facoltà, smentendo così lo stereotipo secondo il quale le ragazze siano più versate nell’area umanistica e faticherebbero nei percorsi tecnico-scientifici. Di conseguenza, i fatti dimostrano come le donne siano in grado di affrontare qualsiasi tipo di percorso formativo e pertanto siano liberissime di scegliere a prescindere dai fattori “culturali” che le relegano in poche posizioni lavorative.

Questo fattore culturale atavico, che dovrebbe essere superato, condizionando nelle scelte le ragazze, rischia di diventare per loro un vero e proprio boomerang, ripercuotendosi sul proprio futuro lavorativo in quanto scegliendo solo certe materie, le studentesse non tengono conto della spendibilità della loro laurea sul mercato del lavoro.

La ricerca appena presentata dalla Consigliera regionale di parità della Liguria, Valeria Maione, insieme al vicepresidente della Regione Liguria, Nicolò Scialfa e ad Alda Scopesi, prorettore, è stata curata dalla commissione orientamento dell’Università di Genova. “L’indagine mette in evidenza” ha spiegato la consigliera Maione “che nonostante i numerosi attori coinvolti nella lotta contro i pregiudizi (scuola, Università, enti territoriali, famiglie), i luoghi comuni influenzano ancora le scelte educative e provocano nel mercato del lavoro un’auto-segregazione di genere da cui deriva una sottorappresentazione delle donne in settori professionali dove potrebbero portare il loro prezioso contributo”.

Si tratta in pratica, come sottolinea la consigliera, di “uno spreco di risorse, spreco che non ci possiamo più permettere”.

L’analisi IRIS può contribuire, come valido strumento, a far operare scelte più razionali non solo dalle facoltà universitarie, ma anche dalle scuole secondarie superiori. La consigliera ha anche aggiunto che servono interventi concreti per favorire i percorsi scientifici delle ragazze, “non ultimi bonus in denaro alle studentesse che scelgono Ingegneria o Matematica”.

 

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