Campagna antiviolenza Società

Violenza domestica. Anche i figli sono vittime

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Dal Regno Unito all’Italia il contrasto alla violenza di genere quando i minori sono coinvolti. L’inchiesta di Women’s Aid (Federazione composta da oltre 180 organizzazioni non profit) e il parere dei magistrati italiani

L’Associazione Differenza Donna e le studiose inglesi della Queen Mary University di Londra hanno presentato al pubblico italiano una ricerca sulla violenza domestica realizzata da Women’s Aid (Federazione composta da oltre 180 organizzazioni non profit che presta assistenza sulle violenze domestiche in tutto il territorio inglese) che ha messo in luce delicati aspetti riguardanti i rapporti genitoriali nei tribunali di famiglia inglesi. Il rapporto-denuncia “What about my right not to be abused?” esposto il 21 febbraio 2019 nella Casa Internazionale delle Donne, si è basato sulle testimonianze dirette di 72 donne che vivono nel Regno Unito. Lo studio è partito dalle esperienze delle donne che hanno avuto accesso alla giustizia per l’affido dei minori nei casi di violenza domestica e la sua presentazione a Roma è stato lo spunto per parlare della situazione italiana con il coinvolgimento dei magistrati competenti.

Le premesse

Differenza Donna
Dal 2010 Differenza Donna fa parte del network europeo Women Against Violence Europe (associazioni di 46 Paesi europei impegnate per il contrasto alla violenza di genere e per i diritti delle donne) impegnandosi nei tribunali civili e penali per denunciare gli stereotipi sessisti che impediscono alle donne di vivere una vita libera dalla violenza maschile. Nel 2010 ha aderito alla campagna internazionale “Every Woman Everywhere” con l’intento di rivedere il trattato partendo dalle dichiarazioni ONU del 1993 sull’eliminazione della violenza di genere e dalle raccomandazioni al trattato di uguaglianza del 1979. Al termine della campagna sarà prodotto un documento legale che imporrà alle nazioni di rendere operative le norme in vigore sollecitandole a stanziare maggiori fondi per finanziare gli operatori che lavorano nel settore per prevenire atti di violenza contro donne e ragazze.

Women’s Aid
L’associazione Women’s Aid nel 2016 ha lanciato la campagna Child First, raccogliendo oltre 44mila firme, per sollecitare i tribunali della famiglia, la magistratura e il governo inglese a porre al centro di ogni decisione la sicurezza dei bambini e delle donne sopravvissute agli abusi domestici. Grazie alle sottoscrizioni è nata la ricerca “Every Woman Everywhere” dalla quale emerge una totale mancanza di cultura sulla violenza domestica e che la violenza inflitta alla madre non è riconducibile alla vita dei bambini ma da un atto fine a sé stesso.
Dopo questi riscontri sono scaturite delle raccomandazioni. La prima quella di porre fine alle morti delle bambine e dei bambini, la seconda che le associazioni che si occupano del fenomeno hanno necessità di formazione per prevenire e contrastare i fatti sanguinosi con una migliore comunicazione tra gli operatori che lavorano sul campo.
Alla luce dei risultati Women’s Aid ha chiesto al governo inglese la revisione delle linee guida 12J (linee guida dell’ordinamento inglese) che riguardano le decisioni rispetto ai minori sugli incontri parentali, sulla violenza domestica e il danno. Nel 2017 la norma 12J è stata rivista e la Camera inglese di recente ha disposto l’inibizione degli incontri diretti in tribunale tra il persecutore e la vittima e le misure speciali a tutela dei bambini e delle bambine per garantirne l’incolumità in tribunale.
Lo studio denuncia infine anche una scarsa sensibilità nella percezione – all’interno dei tribunali – delle dinamiche degli abusi domestici, la predominanza di stereotipi di genere e atteggiamenti dannosi nei confronti delle sopravvissute e delle madri.

Situazione italiana e accesso delle donne alla giustizia

Il parere della magistratura italiana coinvolta

Il presidente del Tribunale di Roma, Francesco Monastero, ha spiegato che da un anno a Roma è attivo un tavolo permanente per affrontare i problemi delle donne vittime di violenza domestica e che sta dando buoni risultati. Il primo quello di aver ottenuto una stanza separata per le donne che accedono all’aula di giustizia. Si tratta della prima stanza (in Italia) video-collegata con le altre aule di tribunale per dare alla donna vittima di violenza la possibilità di rivivere quel momento doloroso con un approccio più sereno, in linea con la direttiva europea sui diritti della vittima del 2012 e sui principi della Convenzione di Istanbul.
Il tavolo – ha commentato il giudice – ha prodotto una bozza di linee guida in relazione ai rapporti fra tribunale civile e procura, tribunale per i minorenni e tribunale penale e servizi a sostegno sul territorio. Un recente provvedimento ha inoltre ridotto i tempi di giudizio del dibattimento nei casi di stalking e violenza di genere.

Alida Montaldi, presidente del Tribunale per i minorenni, ha chiarito che occorre partire da una ricognizione delle procedure sugli orfani da femminicidi per definire una legge regionale che riconosca ai bambini l’accesso ad alcuni benefici.
“In Italia le leggi ci sono” ha commentato Teresa Manente, avvocata responsabile ufficio legale Differenza Donna, “e sono idonee a contrastare il fenomeno delle violenze. Basta applicare le leggi in vigore ed abbracciare in via definitiva la Convezione di Istanbul”.

Franca Mangano, presidente della sezione Famiglia e minori, della Corte di appello di Roma, ha sostenuto che il punto di debolezza dell’Ordinamento sui minori è nella frammentarietà delle tutele. La soluzione, per la giudice, sarebbe quella di istituire una Corte unica della famiglia che abbia caratteristiche speciali e che possa uniformare la tutela sia del minore che della donna.

Maria Monteleone, procuratrice aggiunta coordinatrice Gruppo Antiviolenza Procura di Roma, ha ribadito l’importanza di studiare linee guida che consentano di monitorare il fenomeno in sinergia con gli organi giudiziari e con coloro che svolgono un ruolo di prevenzione/repressione dei reati contro i minori, contro le donne e le persone vulnerabili.
Lo stimolo per ridefinire le nuove linee guida è scaturito in seguito alla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, emanata nel 2017, che ha condannato l’Italia per non aver saputo proteggere né una donna né suo figlio che tentava di difenderla. Sulla scorta della sentenza europea è stato presentato a maggio 2018 un documento che, partendo dalle buone prassi degli uffici giudiziari d’Italia, definisce un dialogo permanente tra giudice civile, giudice penale e giudice minorile.

Le intervenute

Sono intervenute alla conferenza:
Francesca Koch, Presidente della Casa Internazionale delle donne,
Elisa Ercoli, Presidente di Differenza Donna,
Jenny Birchall, Research and Policy Officer – Women’s Aid of London,
Shazia Choundhry, professore di legge della Queen Mary University of London,
Myriam Trevisan, Sapienza Università di Roma,
Francesco Monastero, presidente del Tribunale di Roma,
Alida Montaldi, presidente del Tribunale per i minorenni di Roma,
Franca Mangano, presidente della sezione Famiglia e minori, della Corte di appello di Roma,
Luciana Sangiovanni, presidente di sezione del I Tribunale di Roma,
Maria Monteleone, procuratrice aggiunta coordinatrice gruppo antiviolenza Procura di Roma, incaricata dal CSM,
Marisa Mosetti, giudice del Tribunale di Roma,
Paola Di Nicola, GIP del Tribunale di Roma,
Elvira Reale, psicologa, responsabile del Centro Dafne-Codice Rosa, Cardarelli di Napoli,
Simona Napolitani, avvocata referente civilista Ufficio legale Differenza Donna,
Teresa Manente, Avvocata responsabile ufficio legale Differenza Donna.

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