Imprenditoria Made in Italy

Acquacoltura, la piscicoltura Made in Italy

Sono pochi gli italiani che acquistano pesce proveniente dalla nostra piscicoltura nonostante la nostra acquacoltura vanti eccellenze richieste da tutto il mondo

L’acquacoltura si pratica in vasche a terra, in aree costiere, lagune o laghi e, a seconda dell’organismo acquatico che si alleva, si parla di piscicoltura, di molluschicoltura, di crostaceicoltura o di alghicoltura. Gli acquacoltori italiani, in particolare i piscicoltori, fronteggiano una situazione complessa: “i cambiamenti climatici, l’impennata dei costi delle bollette e logistici, la rivoluzione dei mercati, hanno completamente cambiato la nostra esperienza e le nostre certezze. Queste trasformazioni rivoluzionarie devono spingerci a riflettere su come affrontarle con rinnovata energia” afferma Pier Antonio Salvador, presidente dell’API, l’associazione che riunisce i piscicoltori di Confagricoltura in occasione della VI edizione di Aquafarm, svoltasi a Pordenone il 15 e 16 febbraio.

Acquacoltura e pesca sostenibile
La due giorni dedicata all’acquacoltura e alla pesca sostenibile rappresenta un’importante occasione d’incontro e di dibattito per tutte le realtà professionali del comparto nel distretto del Mediterraneo e dell’Europa meridionale. “Senza sottovalutare le problematiche che viviamo quotidianamente” continua il presidente API “dobbiamo essere capaci di mirare dritto all’obiettivo per aumentare la competitività del nostro settore: da un lato le nuove tecnologie e l’acquacoltura intelligente, dall’altro una filiera sempre più coesa, che si confronti unita con la GDO”.

La piscicoltura italiana
Sebbene in Italia la piscicoltura comprenda l’allevamento di molte specie di pesci diversi, la produzione nazionale si concentra in particolar modo sulle trote, quando l’acquacoltura avviene in acque dolci, sulle spigole e sulle orate quando l’allevamento è praticato in acque salate. Gli ambienti di allevamento sono, per quanto riguarda le acque dolci, prevalentemente in zone interne, sfruttano i bacini (artificiali o vasche) su terraferma alimentati dall’acqua di fiume a monte che restituiscono a valle (sistemi a flusso continuo). Ci sono anche casi di sistemi a ricircolo, in cui viene riutilizzata la stessa acqua che torna nei bacini da cui è stata prelevata. La piscicoltura può essere praticata direttamente in mare utilizzando delle gabbie ancorate ai fondali. Ci sono poi i casi in cui viene utilizzata acqua salmastra (acqua di mare e acqua di fiume mescolate), cosa che avviene nelle lagune, negli stagni costieri, nelle foci dei fiumi.

Piscicoltura, gli italiani mangiano pesce importato
Il primo dato sorprendente, dal punto di vista del consumatore, è che in Italia siamo leader europei per il caviale di storione. Siamo noi a esportarlo, mentre il consumatore medio italiano pensa che il caviale sia di importazione e per questa ragione preferisce acquistarlo dall’estero. Forse per una cattiva comunicazione, forse per una cattiva informazione, gli italiani sono abituati a pensare che il pesce migliore sia quello di importazione tanto è vero che solo 2 pesci ogni 10 consumati sono “made in Italy”. Così ci si ritrova a consumare salmone norvegese o islandese, caviale russo, merluzzo (anche nella forma di stoccafisso e baccalà) del circolo polare artico, seppie e calamari spagnoli. Importiamo ben 135.000 tonnellate di seppie e calamari l’anno. E, in generale, importiamo pesce dalla Spagna (22%), dai Paesi Bassi, dalla Grecia, dalla Gran Bretagna e dalla Francia. E ben il 40% dai Paesi extraUE, soprattutto dall’Equador.

I dati della piscicoltura italiana
Secondo i dati siamo dunque dei grandi importatori di pesce, seppur viviamo in una penisola nel Mediterraneo, uno dei mari più pescosi al mondo, ricca di corsi d’acqua e bacini idrici all’interno (certo, cambiamenti climatici e siccità permettendo). La piscicoltura dovrebbe poter dare un importante contributo, considerando che solo nel 2021 l’acquacoltura ha prodotto 180.000 tonnellate tra pesci e molluschi, con un fatturato di circa 500 milioni di euro. I siti produttivi italiani sono 850, concentrati per il 60% al Nord, il 15% al centro e il 25% al Sud. In Italia si allevano, in grande biodiversità, 25 specie ittiche in ambienti diversi: acqua dolce, salmastra (lagune), mare. Come ripetiamo, il pesce più allevato è la trota, seguita da orata e spigola. Si producono anche 130 milioni di avannotti di specie ittiche marine pregiate.

Aquafarm 2023, piscicoltura e non solo
L’allevamento di specie acquatiche e coltivazione di alghe da un lato (AquaFarm e AlgaeFarm) e le colture in ambiente controllato e vertical farming dall’altro (NovelFarm) sono stati i fili conduttori di Aquafarm 2023. Anche quest’anno il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste è stato tra i protagonisti delle due giornate in fiera, che si sono aperte con la presenza del Ministro Francesco Lollobrigida al convegno inaugurale. Una fiera cui hanno partecipato 130 espositori, il 35% proveniente dall’estero, con oltre 30 conferenze in programma e 130 relatori provenienti da tutto il mondo. “Il format che affianca stand espositivi e un programma di conferenze specializzate è vincente perché queste fiere guardano verso l’innovazione e la ricerca: due aspetti fondamentali per i settori protagonisti, fortemente proiettati al futuro, e sulle quali vogliamo investire sempre più” come spiega Renato Pujatti, presidente di Pordenone Fiere.

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