Ambiente Imprenditoria

La transizione energetica in Italia

“Accumuli e reti, abilitatori della transizione energetica in Italia”, evento organizzato alla Fiera Key di Rimini da ANIE Federazione ed Elettricità Futura

Per la transizione energetica in Italia 300 miliardi di euro è l’investimento effettuato dalle imprese per raggiungere il target del Piano elettrico 2030 di Elettricità Futura, un dato reso pubblico in occasione dell’evento sulla transizione energetica in Italia che si tiene a Rimini dal 5 al 7 marzo 2024 (https://www.key-expo.com/).

La transizione energetica in Italia
Grazie ai 300 miliardi di euro investiti dalle imprese si potrà raggiungere il traguardo del Piano elettrico 2030, che permetterà di creare oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro e di risparmiare 25 miliardi in più in bolletta rispetto al target PNIEC (Piano nazionale integrato energia e clima – https://www.mase.gov.it/energia/energia-e-clima-2030). Il Piano elettrico 2030 elaborato da Elettricità Futura, la principale associazione del settore elettrico italiano che rappresenta oltre il 70% del mercato, in coerenza con il REPowerEU ha come obiettivo il raggiungimento dell’84% di elettricità rinnovabile nel 2030, rispetto all’attuale 45%. Un Piano che permetterebbe di risparmiare in bolletta 25 miliardi in più rispetto all’obiettivo indicato nell’attuale bozza del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC) e che – secondo Elettricità Futura – “si tradurrebbe in notevoli benefici aggiuntivi per il nostro Paese. Acceleriamo la transizione laddove è più facile farlo, il settore elettrico può ridurre gli sforzi di decarbonizzazione di tutti gli altri settori. A condizione di cambiare passo e realizzare 12 GW di impianti all’anno”.

Verso una transizione energetica in Italia sostenibile per tutti
In occasione del confronto tra Istituzioni e Imprese agli eventi Elettricità Futura tenutosi alla Fiera Key di Rimini è stato presentato lo studio Key – Althesys Il governo del sistema, la chiave per la transizione energetica in Italia. In base allo studio dunque c’è la possibilità di fare di più rispetto a quanto si prevede nei contesti pubblici. Ma i temi sui quali si sono confrontate istituzioni e imprese elettriche sono stati diversi. Ai diversi eventi, come quello dal titolo “Transizione energetica: meno costi e più sicurezza per il Paese” o quello dal titolo “Accumuli e reti, abilitatori della transizione energetica in Italia” si è parlato anche delle normative, diverse Regione per Regione poiché le autorizzazioni dei progetti di transizione sono sottoposte a procedure differenti. Elettricità Futura al riguardo propone l’introduzione di un “Provvedimento Unico Nazionale” per gli impianti che già oggi accedono alla VIA nazionale, individuando nel MASE l’Autorità responsabile dell’intero procedimento autorizzativo. “C’è anche la necessità di riordinare il frammentato quadro normativo e ridurre i tempi di rilascio del titolo autorizzativo realizzando un Testo Unico per le autorizzazioni degli impianti di produzione, stoccaggio e distribuzione dell’energia elettrica” aggiungono gli esponenti dell’associazione.

Il Decreto Aree idonee
Una critica anche alla bozza del Decreto aree idonee, che secondo Elettricità Futura “invece di accelerare lo sviluppo dei nuovi impianti renderà, se possibile, ancora più difficile installarli nella maggior parte delle aree del Paese. E mentre attendiamo il Decreto, alcune Regioni annunciano nuove moratorie. Questa partita si potrebbe risolvere in due mosse. La prima è mettere nero su bianco che sono idonee tutte le aree che non avevano vincoli alla data di dicembre 2022, data ultima di attuazione del Decreto aree idonee secondo gli accordi presi dall’Italia con l’Europa (RED II). La seconda è suddividere a livello regionale il target nazionale 2030 +80GW di rinnovabili indicato dal Decreto, in modo che le Regioni aggiornino i loro piani energetici e rilascino conseguentemente le autorizzazioni necessarie” spiega Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura.

FER X
Secondo l’associazione, il Decreto FER X per la transizione energetica in Italia (che prevede un meccanismo di supporto per sostenere la produzione di energia elettrica da impianti da fonti rinnovabili come impianti solari fotovoltaici, impianti eolici, impianti idroelettrici, impianti di trattamento di gas residuati dai processi di depurazione  https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio/notizie/Consultazione_pubblica_schema_DM_FERX.pdf) deve essere pubblicato urgentemente “o si bloccheranno gli investimenti e non si realizzeranno i nuovi progetti”. Si tratta del provvedimento figlio della direttiva RED II che regola lo sviluppo delle rinnovabili nel periodo 2024 – 2028: “siamo a marzo 2024 e non disponiamo di questo provvedimento determinante per la programmazione delle prossime aste e quindi per dare visibilità a breve e medio termine alle imprese”.

Inflazione e transizione energetica in Italia
Un’altra richiesta delle imprese energetiche è che il funzionamento delle aste si adegui al costo del denaro. “È positivo che sia stata accolta la proposta di Elettricità Futura di adeguare le tariffe all’inflazione” spiega Elettricità Futura “ma quelle nell’attuale bozza del FER X non consentono la sostenibilità economica dei nuovi progetti. Bisognerà porre massima attenzione ad aggiornare le tariffe in modo che tengano davvero conto dell’aumento dei costi degli impianti e diano agli investitori indicazioni di prezzo stabili, come hanno fatto altri Paesi. Infatti, l’adeguamento inflattivo della tariffa aggiudicata è stato implementato in Francia, Polonia e Regno Unito per tenere conto dell’inflazione sui costi operativi relativi all’esercizio degli impianti (Opex). In Italia la tariffa per le aste si aggira attorno ai 75 euro/MWh, un valore tra i più bassi d’Europa”.

Transizione energetica in Italia, la logistica e le Reti
Anche se le energie rinnovabili restano l’opzione tecnologica più competitiva non sono esenti dalle spese per i trasporti e dal forte aumento delle spese per la logistica, del costo delle materie prime, dei tassi di interesse, a cui si aggiungono gli extra costi delle lungaggini burocratiche. La possibilità di realizzare gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione dipende fortemente anche dalla diffusione dei sistemi di accumulo e dallo sviluppo delle infrastrutture di rete. Per arrivare all’84% di rinnovabili nel mix elettrico, servono 143 GW di potenza totale rinnovabile installata in Italia al 2030. A fine 2023, in Italia erano installati 66 GW di potenza rinnovabile. Il calcolo è matematico: per raggiungere i 143 GW, tenendo conto che 8 GW degli attuali 66 GW diventeranno obsoleti, occorre installare nei prossimi 7 anni almeno 85 GW di nuova potenza rinnovabile e occorrerà anche realizzare 80 GWh di accumuli di grande taglia entro il 2030. Come per le rinnovabili, è determinante l’avvio delle nuove aste per i sistemi di accumulo, in questo caso previste dal MACSE (Mercato a termine degli stoccaggi), il nuovo meccanismo di approvvigionamento di capacità elettrica previsto dal D. legislativo 210/21 per integrare le rinnovabili con un livello efficiente di “overgeneration” (quando la produzione di energia elettrica supera la domanda).

Le Reti come elemento essenziale per la transizione
Rinnovabili, accumuli, il Green Tonic della transizione energetica in Italia non sarebbe un cocktail completo senza le reti. Le reti elettriche italiane sono un asset strategico della sicurezza del nostro Paese, e gli operatori di rete sono eccellenze industriali nell’innovazione tecnologica a livello mondiale, come lo sono anche le imprese che sviluppano progetti di storage per aumentare la flessibilità delle reti e facilitare l’integrazione efficiente delle rinnovabili nel sistema.

Potrebbe interessarti