Le donne resistono meglio alla crisi e possono essere il motore della ripresa. Le novità legislative e imprenditoriali per il lavoro femminile
di Serena Selvarolo
“Donne motore della ripresa. Insieme per muovere l’Italia”. Questo il titolo della terza edizione del Forum organizzato da Terziario Donna-Confcommercio lo scorso 30 giugno a Roma, che ha voluto mettere subito in luce la proposta di strategia di politica economica per rimettere in moto il nostro Paese e non una rivendicazione di genere. L’evento è stato aperto dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli il quale – commentando i dati che riportano come, nei settori rappresentati da Confcommercio, un’impresa su tre è donna e le imprenditrici e le libere professioniste stanno rispondendo meglio alla crisi – ha affermato che questo secondo lui deriva dalla resilienza delle donne, ovvero dalla loro resistenza e risposta al cambiamento. Per Sangalli “le donne sono portatrici sane di un’economia del ben-essere”, un’economia che concepisce un modo nuovo di fare impresa unendo alla realizzazione economica il miglioramento sociale e ambientale, il benessere delle persone e del pianeta. L’economia del ben-essere rispecchia la forza economica che deriva dalla riscoperta della qualità della vita e che non è necessariamente legata al lusso e ci spinge, senza dubbio, a indirizzare i nostri consumi verso tecnologie sicure e a basso impatto ambientale, a orientarci verso beni fatti per durare, a riciclare materie prime, a coltivare in maniera biologica.
Presente all’evento anche la Presidente della Camera dei Deputati, l’Onorevole Laura Boldrini, che ha confermato la visione di Sangalli affermando che “questo Paese rialzerà la testa se si capirà finalmente che la donna è il motore della ripresa”. È necessario incrementare il lavoro femminile, annullare il gap salariale tra uomini e donne e anche la loro presenza in politica (oggi la compagine femminile rappresenta il 30% del totale) ma anche combattere per cose apparentemente più semplici come dare le giuste declinazioni linguistiche dei nomi al femminile, come ministra o sindaca che rappresentano però un nuovo approccio culturale. Le azioni di inclusione delle donne in politica e di rafforzamento del loro ruolo, sono portate avanti dalla Presidente Boldrini anche con l’istituzione del gruppo interparlamentare delle donne a Montecitorio al fine di facilitare il dialogo tra donne di diversi gruppi politici e consentire una lettura di genere dei provvedimenti al vaglio.
Notizia rilevante quella delle due novità introdotte nella nuova legge di stabilità approvata dalla Camera e ora al vaglio del Senato: si dà valore agli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) per valutare il progresso di una società non solo dal punto di vista economico, come ad esempio fa il PIL, ma anche sociale e ambientale, e viene introdotto il bilancio di genere per mostrare il differente impatto della legge di bilancio sugli uomini e sulle donne al fine di attuare politiche di eliminazione delle discriminazioni e di rispetto delle differenti peculiarità.
A conclusione del suo intervento la Presidente Boldrini ha ricordato i dati del Fondo Monetario Internazionale sullo stallo della nostra imprenditoria femminile, ferma al 21%, e quanto un incremento reale dell’occupazione in rosa in Italia potrebbe far salire il PIL fino al 15%. L’impatto positivo delle donne in azienda è assodato: nelle 2 milioni di aziende europee nel cui board c’è la presenza femminile, gli utili della stessa aumentano tra gli 8 e i 13 punti base, sempre secondo i dati del Fondo.
L’intervento della Presidente di Terziario Donna, Patrizia Di Dio, ha ripreso quello di Sangalli sull’economia del ben-essere e sul diverso approccio femminile al fare impresa: “Abituate a dover conciliare la vita familiare con l’impegno lavorativo, le donne portano nel mondo aziendale un’esperienza differente. L’impresa al femminile ha delle specificità e peculiarità che generano una gestione diversa della vita aziendale che punta sulla condivisione, su politiche gestionali attente a valorizzare le risorse umane, sull’instaurazione del ben-essere all’interno dell’impresa. La leadership femminile in azienda comporta un diverso modello che coniuga ben-essere e produttività. E anche l’impresa viene concepita in modo nuovo, come unità di trasmissione dei valori”.
Fondamentale per Enrico Costa, Ministro degli Affari Regionali e Autonomie con delega alla famiglia, il tema della conciliazione vita-lavoro. La famiglia – ha affermato – costituisce la base della nostra società: l’impresa dell’Italia, il cui motore è la donna. Le politiche finora attuate dal Governo sono carenti e frammentate; è sua l’iniziativa di realizzare un Testo Unico per la Famiglia, una legge quadro che metta insieme tutte le misure, semplificandole e facilitandone l’accesso ai cittadini. Come il bilancio di genere, nella legge di stabilità – sempre secondo la visione del Ministro Costa – ogni norma dovrebbe differenziare chi ha famiglia e chi no.
I dati del Censis sull’imprenditoria femminile
Presentati durante il forum i dati della ricerca Censis su imprenditoria femminile e terziario a cura di Carla Collicelli che mostrano come l’incidenza delle imprenditrici sia passata dal 29,9% del 2010 al 30,3% del 2015. Nel terziario fanno impresa 7 imprenditrici su 10 e resistono meglio degli uomini alla contrazione della base imprenditoriale. Su base territoriale vince il Centro con il 31,3% di presenza femminile, seguito dal Nord Ovest con il 30,4%, dal Sud e isole con il 30,1% e dal Nord Est con il 29,5%. Tutti i territori negli ultimi 5 anni hanno visto un seppur lieve incremento ad eccezione del Sud e delle isole il cui dato è rimasto invariato. Ciò nonostante, fra le più importanti province che si attestano sopra la media nazionale come quota di imprenditrici donne la stragrande maggioranza si trova nel Centro-Sud, con Avellino al 38,3% e Benevento al 37,2%, seguite da Frosinone al 37,1%), Grosseto al 36,4%, Isernia al 36,2%, La Spezia 35,1% e Chieti con il 35%.
Da un punto di vista settoriale invece il terziario la fa da padrone sulle attività femminili che si concentrano soprattutto nel sistema dei servizi, dove l’incidenza delle imprese gestite da donne è pari al 35,6% sul totale degli imprenditori e dove i comparti con maggiore incidenza sono quelli relativi alla sanità e assistenza sociale, con il 58,3% sul totale, e all’istruzione, con il 44%. Ci sono però nuovi settori che denotano un forte incremento femminile negli ultimi cinque anni, ovvero quello assicurativo finanziario, quello dei servizi di supporto alle imprese e quello immobiliare.