Studi e ricerche

Il discorso di Barroso – stato dell’Unione Europea

sessione plenaria Parlamento Europeo

Signor Presidente,
Onorevoli parlamentari,

Quel che oggi chiedo e mi accingo a illustrarvi è un patto decisivo per l’Europa.
Un patto per proiettare nel futuro di un mondo globalizzato i nostri valori, la nostra libertà e la nostra prosperità. Un patto che coniughi la necessità di preservare le nostre economie di mercato sociali e di riformarle al tempo stesso. Un patto che conferisca stabilità all’unione economica e monetaria e ridia slancio alla crescita sostenibile e alla competitività. Un patto che suggelli un contratto di fiducia tra i nostri paesi, tra gli Stati membri e le istituzioni europee, tra le parti sociali e tra i cittadini e l’Unione europea.

Il patto decisivo per l’Europa non lascia spazio a dubbi sull’integrità dell’Unione o sull’irreversibilità dell’euro. Se i paesi più vulnerabilidevono dissipare ogni dubbio sulla loro reale volontà di riforma, e sul loro senso di responsabilità, i paesi più forti devono dissipare ogni dubbio sulla loro reale volontà di rimanere insieme, e sul loro senso di solidarietà. Noi tutti dobbiamo affermare inequivocabilmente che siamo decisi a attuare le riforme, e a ATTUARLE INSIEME.
L’idea che possiamo crescere senza le riforme o che possiamo prosperare ciascuno per conto proprio è una pia illusione. Dobbiamo capire che ci siamo dentro insieme e che dobbiamo uscirne insieme.
Il patto decisivo vuol dire completare un’unione economica profonda e autentica, basata su un’unione politica.

Permettetemi di cominciare con l’economia dell’Europa.
Prima di tutto la crescita. La crescita sostenibile.
La crescita è la linfa del nostro modello di mercato sociale, perché crea posti di lavoro e sostiene il nostro tenore di vita. Ma possiamo crescere solo se siamo più competitivi.
A livello nazionale questo vuol dire realizzare riforme strutturali rimandate da decenni. Ammodernare la pubblica amministrazione. Ridurre le spese inutili. Abolire interessi e privilegi radicati. Riformare il mercato del lavoro per equilibrare sicurezza e flessibilità. E garantire la sostenibilità dei sistemi sociali.
A livello europeo dobbiamo abbattere con decisione gli ostacoli fisici, economici e digitali.
Dobbiamo completare il mercato unico.
Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza energetica e sfruttare le potenzialità delle energie rinnovabili.
Stimolando la competitività nei settori dell’energia, dei trasporti o delle telecomunicazioni, daremmo una boccata di ossigeno alla concorrenza e promuoveremmo l’innovazione, con prezzi più bassi per i consumatori e per le imprese.

La Commissione presenterà a breve un secondo atto per il mercato unico. Per garantire la prosperità del mercato unico, la Commissione continuerà a difendere con fermezza e intransigenza le regole della concorrenza e del commercio. Siamo onesti: se le lasciassimo agli Stati membri, non resisterebbero alle pressioni delle grandi imprese o di potentati esterni, ne sono certo.
Dobbiamo creare un mercato del lavoro europeo e fare in modo che chi lavora in un altro paese non si scontri con difficoltà inutili.
Dobbiamo esplorare le possibilità della crescita verde e fare un uso molto più efficiente delle risorse.
Dobbiamo essere molto più ambiziosi sull’istruzione, la ricerca, l’innovazione e la scienza.
L’Europa è leader mondiale in una serie di settori chiave, come l’industria aeronautica, automobilistica, farmaceutica e ingegneristica, con oltre un terzo delle quote di mercato mondiali.

Nell’ultimo decennio la produttività industriale è aumentata del 35% malgrado la recessione e oggi circa 74 milioni di posti di lavoro dipendono dal comparto manifatturiero. Ogni anno nell’Unione la creazione di nuove imprese dà lavoro a oltre 4 milioni di persone. Dobbiamo capitalizzare queste risorse investendo nella nuova politica industriale e creando un clima favorevole all’imprenditoria e di sostegno alla piccola impresa.
Per questo è necessario un clima fiscale semplificato per le imprese e più attraente per gli investitori. Un miglior coordinamento fiscale sarebbe benefico per tutti gli Stati membri.

Dobbiamo essere inoltre proattivi in politica commerciale e aprire nuovi mercati.
Sono queste le potenzialità dell’economia europea. È questa la miniera d’oro che non abbiamo ancora sfruttato a pieno. Realizzare il patto per la crescita sottoscritto dal Consiglio europeo di giugno può portarci molto lontano.

E potremmo continuare su questa strada con un bilancio dell’Unione ambizioso ma realistico destinato agli investimenti, alla crescita e alle riforme. Voglio essere chiaro. Il bilancio europeo è lo strumento che ci permette di finanziare gli investimenti e la crescita in Europa. La Commissione, il Parlamento europeo e tutte le forze a favore dell’Europa – la maggior parte degli Stati membri appoggiano la nostra proposta – devono ora sostenere insieme questo quadro finanziario pluriennale che ci traghetterà fino al 2020. L’onere degli Stati membri sarà ridotto, soprattutto grazie al nuovo sistema di risorse proprie che abbiamo proposto. Ma darà notevole slancio alle loro economie, alle loro regioni, ai ricercatori, agli studenti, ai giovani in cerca di lavoro, alle PMI.
È un bilancio di crescita, di coesione economica, sociale e territoriale tra gli Stati membri e al loro interno.
È un bilancio che aiuterà a completare il mercato unico colmando le lacune infrastrutturali nei settori dell’energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni grazie al Meccanismo per collegare l’Europa.
È un bilancio per un’agricoltura moderna, orientata alla crescita e capace di coniugare la sicurezza alimentare con lo sviluppo rurale sostenibile.
È un bilancio che promuoverà un’Europa ad alto capitale di ricerca e innovazione grazie al programma Orizzonte 2020. Perché abbiamo bisogno di un’Europa della ricerca.
Questo sarà un vero test di credibilità per molti Stati membri. Sono curioso di vedere se gli stessi che non fanno che parlare di investimenti e crescita saranno pronti a sostenere un bilancio di crescita a livello europeo.

Il bilancio è anche lo strumento per eccellenza di sostegno agli investimenti della nostra agenda per la crescita, Europa 2020, oggi più necessaria che mai.
Europa 2020 è il modo per modernizzare e preservare la nostra economia di mercato sociale.
Onorevoli parlamentari,
La nostra agenda di riforme strutturali implica uno sforzo di aggiustamento notevole e può funzionare solo se giusta e equa. Perché la disuguaglianza non è sostenibile.

In alcune parti d’Europa si assiste a una vera e propria emergenza sociale.
Cresce la povertà e dilaga la disoccupazione, specie tra i giovani.
È per questo che dobbiamo rafforzare la coesione sociale. Ed è in questo che la società europea si differenzia dagli altri modelli.
Non sono d’accordo con chi dice che il modello sociale europeo è finito..
Sì, le nostre economie vanno riformate e i nostri sistemi di protezione sociale modernizzati. Ma un sistema di protezione sociale efficace che aiuti le persone in difficoltà non è un ostacolo bensì un elemento indispensabile della prosperità. Guarda caso i paesi europei con i migliori sistemi di protezione sociale e con i partenariati sociali più sviluppati sono tra le economie più floride e competitive al mondo.

Equità vuol dire ridare un futuro ai giovani. Stiamo già facendo tanto. Prima della fine dell’anno la Commissione varerà un pacchetto giovani che prevede un sistema di garanzie e un quadro di qualità mirati a favorire la formazione professionale.
Equità vuol dire anche sistemi fiscali migliori e più giusti.
Mettere fine alla frode e all’evasione fiscale significa recuperare miliardi per le casse degli Stati europei.

Per questo motivo la Commissione cercherà di raggiungere un accordo sulla direttiva modificata sulla tassazione dei redditi da risparmio e di ottenere mandati per negoziare con i paesi terzi accordi di tassazione fiscale più cogenti, la cui conclusione potrebbe aumentare notevolmente il gettito.
E la Commissione continuerà a battersi per un’imposta sulle transazioni finanziarie giusta e ambiziosa che permetta ai contribuenti di trarre beneficio dal settore finanziario e non il contrario, per l’appunto. Dal momento che, come risulta chiaro, un accordo su questo punto potrà essere raggiunto solo con la cooperazione rafforzata, la Commissione farà di tutto per spianare la strada egli Stati membri aderenti. È una questione di equità. E l’equità è una condizione essenziale per rendere socialmente e politicamente accettabili le necessarie riforme economiche. Ma soprattutto l’equità è una questione di giustizia, di giustizia sociale.

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