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Il discorso di Barroso – stato dell’Unione Europea

sessione plenaria Parlamento Europeo

Signor Presidente,
Onorevoli parlamentari,

Contro la crisi sono state prese importanti decisioni. In tutta l’Unione vengono attuate riforme e misure di risanamento. Sono in atto protezioni finanziarie comuni e le istituzioni europee sostengono strenuamente l’euro.
La Commissione è ben conscia che gli Stati membri che realizzano le riforme più profonde vivono grandi difficoltà e incorrono in adeguamenti difficili, talvolta anche molto dolorosi. Ma non c’è altro modo per offrirsi un futuro migliore. Queste riforme erano attese da tempo e ritornare allo status quo ante è semplicemente impossibile.

La Commissione continuerà a fare il possibile per sostenere e aiutare questi Stati membri a rilanciare la crescita e l’occupazione, ad esempio riprogrammando i Fondi strutturali.
Permettetemi di spendere qualche parola sulla Grecia. Sono sinceramente convinto che questo autunno giungeremo a una svolta. Se la Grecia dissipa ogni dubbio sul proprio impegno alle riforme, e se tutti gli altri paesi dissipano ogni dubbio sulla loro determinazione a mantenere la Grecia nella zona euro, ce la possiamo fare.
Personalmente credo che la Grecia debba rimanere nella zona euro, se rispetterà gli impegni, perché appartiene alla famiglia europea.

Garantire la stabilità della zona euro è la sfida più imminente, che rientra nella comune responsabilità degli Stati membri e delle istituzioni dell’Unione. La BCE non può e non intende finanziare i governi. Ma quando i canali della politica monetaria non funzionano come dovrebbero, la Commissione ritiene che la BCE possa, per mandato, prendere le misure necessarie, ad esempio sui mercati secondari del debito sovrano. La BCE ha il diritto e il dovere di ridare integrità alla politica monetaria. Ovviamente spetta alla BCE, quale istituzione indipendente, decidere cosa fare e a quali condizioni. E tutti gli attori, dico bene tutti gli attori, devono rispettarne l’indipendenza.
Onorevoli parlamentari,

Ho parlato fin qui delle misure economiche che dovremo attuare per far fronte all’emergenza. Certo, sono misure indispensabili ma non sufficienti. Resta ben altro da fare.
Dobbiamo completare l’unione economica e monetaria, dobbiamo creare un’unione bancaria e un’unione fiscale e introdurre i corrispondenti meccanismi istituzionali e politici.
Oggi la Commissione ha presentato due proposte legislative su un meccanismo di vigilanza unico europeo. È un passo importante perché getta le basi dell’unione bancaria.

La crisi ha dimostrato che, anche quando le banche sono transnazionali, regole e controllo restano nazionali. Quando poi le cose vanno male, il conto lo pagano i contribuenti.
In questi quattro anni l’Unione ha rivisto le regole bancarie e ha fatto pressione perché fossero rispettati gli impegni del G20. Ma il semplice coordinamento non basta più – la vigilanza deve essere regolata da decisioni comuni, soprattutto nella zona euro.

Il meccanismo di vigilanza unico proposto oggi crea una struttura rafforzata nella quale la Banca centrale europea gioca un ruolo chiave e interagisce adeguatamente con l’Autorità bancaria europea, in modo da ripristinare la fiducia nella vigilanza sulle banche della zona euro.
La vigilanza interesserà tutte le banche della zona euro ed è importante che sia capillare perché i rischi sistemici si annidano dovunque, non solo nelle cosiddette banche di rilevanza sistemica. Ovviamente le istanze di vigilanza nazionali sono pienamente coinvolte.
Il pacchetto contiene due testi di legge collegati, uno sulla BCE e l’altro sull’ABE. Il Parlamento europeo ha ovviamente un ruolo centrale prima nell’adozione del nuovo meccanismo e poi nella funzione di controllo democratico.
La proposta che abbiamo presentato a giugno davanti a questa assemblea è una tappa essenziale verso l’unione bancaria. In questo momento la nostra principale priorità è istituire una vigilanza europea, cha va dalla risoluzione bancaria all’assicurazione dei depositi, quale presupposto per una migliore gestione delle crisi bancarie.

Contemporaneamente la Commissione continuerà a lavorare alla riforma del settore bancario garantendo che finanzi l’economia reale in modo responsabile. Ciò vuol dire estendere il finanziamento a lungo termine alle PMI e alle altre imprese, regolamentare gli indici di riferimento per evitare che le banche manipolino di nuovo i tassi di interesse a danno delle imprese e dei titolari di mutui, ma vuol dire anche norme che spingano le banche a trattare equamente i consumatori e a eliminare i rischi insiti nella struttura di alcune attività bancarie.
Il Parlamento europeo ha un ruolo essenziale in questo scenario e la Commissione è pronta a intensificare la collaborazione.

L’altro elemento per un’unione economica approfondita è l’unione di bilancio.
Il perché è semplice: le decisioni economiche di uno Stato membro influiscono sugli altri. E quindi dobbiamo coordinare meglio le politiche economiche.
L’unico modo per evitare gli squilibri è un quadro più strutturato che vincoli le decisioni nazionali sulle principali questioni economiche. Fin qui abbiamo fatto molto, per esempio con il “6-pack” e con le raccomandazioni specifiche per paese, ma dobbiamo spingerci oltre per assicurare che a congiunture specifiche rispondano specifici incentivi e che l’unione economica e monetaria funzioni sul serio.
Per ottenere risultati duraturi l’Unione deve elaborare una reale governance economica e disporre di una capacità di bilancio autentica e credibile.
Non c’è bisogno di suddividere le funzioni o di creare nuove istituzioni. Al contrario, possiamo essere efficaci e tempestivi con l’attuale assetto istituzionale: da un lato la Commissione europea che agisce come istanza indipendente, dall’altro il Parlamento europeo che esercita la funzione di controllo in quanto istanza parlamentare a livello europeo.
Ed è in questo assetto che, col tempo, potremo decidere meccanismi equi di mutualizzazione del rimborso e di emissione del debito.
Quindi, riforme economiche e una vera e propria unione economica e monetaria: sono queste le coordinate che ci permetteranno di riprendere la rotta.

Il prossimo autunno la Commissione pubblicherà un programma per approfondire l’unione economica e monetaria.
Il programma verrà presentato a questa assemblea perché si tratta di questioni che vanno discusse con chi e da chi rappresenta la popolazione.

Contemporaneamente il dibattito in seno al Consiglio europeo di dicembre partirà dalla relazione che presenteremo insieme al presidente del Consiglio europeo e ai presidenti della Banca centrale europea e dell’Eurogruppo, come ci è stato richiesto.
Il nostro programma illustrerà gli strumenti necessari e le opzioni legislative per porli in essere, dal coordinamento politico alla capacità di bilancio, passando per il rimborso del debito. E se necessario – per esempio nel caso del debito pubblico garantito congiuntamente e solidalmente – individuerà le necessarie modifiche del trattato, perché alcuni di questi cambiamenti esigono di modificare il trattato. Il programma indicherà la direzione da seguire non solo nei prossimi mesi, ma anche nei prossimi anni.

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